(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Milano, 25 ott. - Somministrato direttamente al termine della seduta di emodialisi, tre volte a settimana, riduce i parametri di laboratorio piu' rilevanti nei pazienti con iperparatiroidismo secondario, una frequente complicanza della malattia renale cronica.
Etelcalcetide, il nuovo farmaco approvato per il trattamento dell'iperparatiroidismo secondario, e' il primo calciomimetico a poter essere somministrato per via endovenosa, garantendo cosi' un maggior controllo della terapia e migliorando l'aderenza del paziente. D'altronde l'iperparatiroidismo secondario e' una complicanza molto frequente che colpisce la meta' dei pazienti con insufficienza renale cronica. Il progressivo declino della funzionalita' renale porta ad un'alterazione del metabolismo di calcio, fosforo e vitamina D. Il conseguente sviluppo di ipocalcemia e iperfosfatemia conduce ad un incremento della sintesi di ormone paratiroideo prodotto dalle ghiandole paratiroidi, quattro piccole ghiandole situate dietro la tiroide. "Questa complicanza costituisce un vero problema clinico- spiega Francesco Locatelli, Direttore Emerito del Dipartimento Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale all'Ospedale A. Manzoni di Lecco- In Italia, i pazienti in dialisi sono circa 50.000 e almeno la meta' di chi inizia un percorso di dialisi soffre di iperparatiroidismo secondario, condizione che progredisce con il passare del tempo in dialisi e spesso anche dopo il trapianto". Nei pazienti con insufficienza renale, "bisogna monitorare attentamente le situazioni in evoluzione e cercare di impedire che si raggiungano livelli di PTH troppo elevati, oltre i quali la condizione di ipersecrezione di PTH potrebbe diventare "autonoma", non piu' controllabile e risolvibile unicamente con il ricorso all'intervento chirurgico di paratiroidectomia". È quindi evidente l'importanza di una tempestiva e adeguata gestione del metabolismo minerale.
Gli interventi farmacologici per l'iperparatiroidismo secondario mirano principalmente alla prevenzione delle sue conseguenze sull'apparato scheletrico e cardiovascolare. I trattamenti in uso piu' prescritti sono di tre tipi: chelanti del fosforo, vitamina D e calciomimetici, spesso usati in associazione. I chelanti del fosforo ne attenuano l'assorbimento intestinale; gli attivatori del recettore della vitamina D incrementano l'assorbimento del calcio e del fosforo e riducono la sintesi di PTH; i calciomimetici, agendo sul recettore sensibile al calcio, riducono i livelli di paratormone e anche i livelli di calcio e fosforo. Nonostante le attuali opzioni terapeutiche, solo il 15-20% dei pazienti riesce a raggiungere contemporaneamente i livelli target di PTH, Ca e P. Questo e' indice di un evidente bisogno clinico non soddisfatto. Ma ora anche in Italia c'e' etelcalcetide, la cui immissione in commercio e' stata autorizzata dall'EMA il novembre scorso e, sette mesi dopo, autorizzato da AIFA. Il farmaco e' prescrivibile nel nostro Paese con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della determina dell'Agenzia Italiana del Farmaco che lo ha inserito nella Classe A, quella dedicata ai farmaci rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale e soggetto a prescrizione medica limitativa vendibile al pubblico su prescrizione di specialisti in nefrologia e centri dialisi individuati dalle Regioni.
Uno dei limiti principali delle attuali terapie orali per l'SHPT e' la scarsa aderenza. Rispetto agli altri pazienti cronici, quelli con malattia renale assumono in media un numero superiore di terapie orali, con un numero di pillole che puo' raggiungere le due decine. Insomma, la certezza che il farmaco venga assunto dai pazienti nei modi e nei tempi stabiliti assicura la massima aderenza al trattamento, determinando anche un'efficacia costante nel tempo. Particolarmente importanti sono le raccomandazioni dietetiche volte a garantire un'alimentazione dal contenuto proteico limitato e il controllo dell'iperfosforemia.
Sull'importanza della nutrizione e dello stile di vita insiste anche il dottor Giuseppe Vanacore, presidente di ANED: "Sono temi cruciali per un dializzato, sui quali non c'e' ancora un'adeguata formazione e informazione. Ma pur costituendo le frontiere piu' importanti su cui impegnarsi, sono ancora aspetti trascurati.
Scoprire di essere malato di reni e' un'esperienza traumatica perche' spesso avviene all'improvviso. La malattia e' silente e la diagnosi in molti casi viene fatta tardi, quando ormai e' necessaria la dialisi.
L'iperparatiroidismo- conclude Vanacore- e' una condizione diffusa che impone un monitoraggio frequente e costante di alcuni parametri, perche' non tutti i pazienti sono uguali e la malattia progredisce con tempi e intensita' diverse". Infatti, l'iperparatiroidismo secondario e' condizione molto complessa dal punto di vista fisiopatologico. "L'Italia e' stata coinvolta negli studi clinici di Fase III che sono alla base dell'approvazione Ema del farmaco con ben 18 centri grazie ai quali siamo riusciti a trattare 63 pazienti in differenti studi- dichiara Andre' Tony Dahinden, AD Amgen Italia- mentre dall'altra parte e' da sottolineare una estrema rapidita' nei tempi di accesso. La nostra Agenzia ha riconosciuto il valore del farmaco garantendo tempi di rimborsabilita' molto brevi - basti pensare che dalla sottomissione del dossier alla Gazzetta Ufficiale sono passati solo 6 mesi, che significa che l'approvazione ha subito un anticipo di 8 mesi rispetto alle tempistiche medie di approvazione. Amgen e' ovviamente orgogliosa di questo perche' il risultato e' a beneficio dei pazienti", conclude Dahinden.
(Red/ Dire)