(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 5 lug. - "Una stima ci dice che i pazienti con cronicita' avanzata, e che quindi avrebbero bisogno di cure palliative non esclusivamente terminali, sono circa l'1,5% della popolazione. Un dato che nel sud Europa e' abbastanza comune. Ma il problema e' proprio questo: noi fino ad oggi abbiamo parlato di cure palliative solo dal punto di vista della terminalita', quindi di hospice e proprio del momento finale, mentre oggi il concetto di cure palliative mi sembra molto piu' largo, come la Legge 38 dice". Cosi' la presidente della XII Commissione Igiene e Sanita' del Senato, Emilia Grazia De Biasi, intervistata dall'agenzia Dire in occasione dell'incontro dal titolo 'Cure palliative - Una risposta ai bisogni complessi dei malati, un'opportunita' per i sistemi sanitari', che si e' svolto a Roma presso la sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
"Le cure palliative- ha proseguito De Biasi- servono anche a prendere in carico la cronicita' avanzata, a pianificare le cure e a fare passo dopo passo, per arrivare poi al momento finale naturalmente il piu' tardi possibile, ma attraverso terapie del dolore e attraverso un sollievo dai problemi della cronicita' che non possono essere trattati solo in ospedale perche' hanno bisogno anche del territorio". Come si stanno comportando nel frattempo le Regioni? "Le Regioni stanno applicando questa legge molto importante, che tutto il mondo ci invidia, ma in modo disomogeneo- ha risposto la senatrice del Pd all'agenzia Dire- non molte sono quelle che stanno attuando le reti di cure palliative e invece bisogna che tutte le Regioni, rispondendo al dettato dei Livelli essenziali di assistenza (in cui le cure palliative sono inserite) assolvano all'applicazione di questa legge. Essendo nei Lea e' una prestazione primaria dello Stato e deve esserlo anche delle Regioni".
Ma esiste una regione piu' virtuosa e una meno in questo senso? "I dati sono sempre un po' troppo episodici- ha risposto ancora De Biasi- e spero che il ministero presto riesca nella relazione annuale a dare dati piu' certi. Tra le regioni piu' virtuose sicuramente abbiamo la Lombardia e l'Emilia Romagna, a dimostrazione che non e' un problema di orientamenti politici ma di volonta' di mettere in campo reti territoriali efficaci di cure palliative. Poi certamente c'e' la Toscana. Insomma: ci sono altre realta' virtuose, ma bisogna che ci sia omogeneita' su tutto il territorio nazionale, perche' delle cure palliative deve poterne usufruire chiunque vive in questo Paese e non puo' essere il 'caso' di dove abiti o dove vivi a determinare il fatto che tu possa accedere come cittadino o meno alle cure palliative, alla terapia del dolore, alla presa in carico di una malattia cronica, ad un'assistenza permanente, quindi ad un piano integrato di queste cure. Il nostro e' un servizio sanitario universale e vorrei che non lo dimenticassimo mai, anche quando parliamo del momento finale della vita: esiste una dignita' del nascere, una dignita' del vivere- ha concluso- ma deve esistere anche una dignita' del morire".
(Red/ Dire)