L'agenzia Dire ha intervistato il presidente Marco De Luigi
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 20 dic. - Obsolescenza delle apparecchiature, risparmi sul sistema sanitario, smaltimento delle attrezzature elettromedicali vetuste, incentivi per promuovere un giusto investimento tecnologico, anche e soprattutto nell'ottica della tutela del malato. Di questo l'agenzia Dire ha parlato con Marco De Luigi, il presidente dell'associazione elettromedicali di Assobiomedica, che dopo aver illustrato la situazione attuale rilancia proposte formulate da Assobiomedica per risolvere un problema ormai divenuto annoso.
- Nello studio appena pubblicato sul parco apparecchiature di diagnostica per immagini in Italia risulta una presenza di dispositivi come mammografi, sistemi radiografici fissi convenzionali o unita' mobili radiografiche molto vecchi, che hanno in media 13 anni di vita, che impatto hanno sulla salute delle persone e sulla diagnosi? "Se prendiamo per esempio il campo della diagnostica per immagini, Assobiomedica stima che siano quasi 26.000 le apparecchiature in stato di obsolescenza tecnologica, piu' del 50% del parco installato. Le conseguenze sono di tre tipi: innanzitutto di tipo clinico, perche' quando un medico usa una tecnologia vecchia si preclude la possibilita' di effettuare diagnosi che invece possono essere effettuate con tecnologie piu' moderne. In secondo luogo ci possono essere anche elementi relativi alla sicurezza del paziente: se parliamo dei sistemi a raggi X come i mammografi sappiamo che questi sistemi emettono radiazioni mentre le apparecchiature moderne emettono pochissime radiazioni. È un po' come accade per le autovetture che con il passare degli anni diventano sempre meno inquinanti: la stessa cosa accade alle apparecchiature a raggi X. Poi c'e' l'aspetto dei costi, perche' un'apparecchiatura piu' vecchia necessita' di costi maggiori di gestione. In molti casi poi, quando arriviamo ai 13, 14 o 15 anni di anzianita', molto semplicemente non sono piu' disponibili le parti di ricambio, quindi in caso di fermo dell'apparecchiatura si crea un disservizio importante con ripercussioni anche sulle liste di attesa".
- Un problema ormai riscontrato da tutti gli attori nel campo della sanita' e' come smaltire le apparecchiature ormai troppo in la' con gli anni. Nel merito, quali sono le proposte lanciate da Assobiomedica? "Assobiomedica negli ultimi anni ha contribuito in maniera importante all'emersione di questo problema, ma ormai da parte di tutti gli attori che operano nella sanita', a partire dalle istituzioni, c'e' consapevolezza dell'esistenza del problema dell'obsolescenza tecnologica. Il problema non e' solo italiano, esiste anche in altri paesi in Europa, sicuramente pero' il nostro Paese su questo tema si trova in fondo alla classifica. Abbiamo un problema serio, anche perche' giustamente le istituzioni nel corso degli anni della crisi hanno dovuto risanare i conti di un sistema sanitario che perdeva 6 miliardi di euro all'anno e adesso e' in pareggio: un intervento che e' andato a scapito degli investimenti in campo tecnologico. Di proposte ce ne sono tante, in questo periodo si parla molto di sinergia tra pubblico e privato, si parla di diversi meccanismi che possono agire sulla leva fiscale. Il governo ha avuto un buon successo con il piano industria 4.0 che ha portato investimenti sul tecnologico e sul digitale in ambito manifatturiero, e ci sono proposte che chiedono di estendere questo tipo di approccio anche in ambito sanitario. Assobiomedica invece propone la rimborsabilita' differenziata: in questo momento in Italia un esame di Tac effettuato su un'apparecchiatura moderna viene retribuito allo stesso modo rispetto a un esame effettuato su apparecchiature vecchie, e noi riteniamo che questo sia sbagliato perche' non incentiva un meccanismo virtuoso ma soprattutto perche' la qualita' delle prestazioni e' assolutamente diversa".
- Ci sono Paesi ai quali ispirarsi per un modello di ricambio progressivo del parco apparecchiature che concili sostenibilita' e appropriatezza? "Io credo che l'Italia abbia un servizio sanitario unico che noi dobbiamo assolutamente cercare di preservare e di cui dobbiamo essere orgogliosi. Non credo che ci sia un modello estero da copiare tout court, ma la Francia ha un meccanismo molto interessante, che penalizza in maniera fortissima tagliando anche del 50% il rimborso quando le apparecchiature utilizzate hanno un eta' superiore a un tot di anni (a seconda del tipo di apparecchiatura). Il modello francese non e' direttamente applicabile alla realta' italiana ma lo spirito credo sia mediabile, ed e' proprio il cuore della proposta di Assobiomedica: una tariffa penalizzante per attrezzature con eta' avanzata e invece una tariffa premiante che incentivi l'investimento in tecnologia, cosicche' si possa pagare l'investimento sul nuovo e al contempo mantenere un risparmio complessivo".
(Red/ Dire)