Associazioni: Governo garantisca accesso equo a nuovi farmaci
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 21 set. - Oggi In Italia le persone vive dopo una diagnosi di cancro sono oltre tre milioni, pari al 4,9% della popolazione italiana; negli ultimi anni la mortalita' per tumore e' scesa di circa l'1% ogni anno, mentre la sopravvivenza a cinque anni e' in costante aumento. La rivoluzione delle terapie personalizzate e della medicina di precisione, che permette di usare solo i farmaci effettivamente efficaci sul paziente con specifiche alterazioni rilevate dai test molecolari, apre nuovi scenari ma pone anche nuovi problemi, a causa dei costi dei nuovi approcci diagnostici e di farmaci antitumorali innovativi come i farmaci a bersaglio molecolare e gli immunoterapici.
Gia' oggi, secondo i dati Osmed, di 30 princi'pi attivi a maggiore impatto, ben 11 sono farmaci antineoplastici ed immunomodulatori; il 92% (3,3 miliardi di euro) della spesa per farmaci oncologici e' gestita dalle strutture pubbliche e assorbe circa il 40% della loro spesa farmaceutica complessiva. Alla luce della difficolta' di molte Regioni a far fronte alla domanda di terapie innovative sempre piu' efficaci, crescono quindi i rischi per la sostenibilita' del Servizio sanitario e per l'universalita' del diritto alla salute. Su questi temi, dal 2014, si stanno mobilitando le associazioni dei pazienti oncologici che, dopo aver promosso la presentazione di un Manifesto, e la costituzione di una Commissione permanente tecnico-scientifica, attraverso l'Intergruppo parlamentare "Insieme per un impegno contro il cancro" hanno creato in Parlamento una nuova sensibilita' e attenzione verso i temi dell'assistenza oncologica. L'Intergruppo, composto da oltre 70 parlamentari di tutti gli schieramenti impegnati a promuovere la lotta al cancro come una priorita' della politica sanitaria nazionale, e' stato costituto su iniziativa di Salute Donna onlus e altre 12 associazioni di pazienti oncologici nell'ambito del progetto "La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere".
"Il lavoro che abbiamo iniziato deve creare una 'cultura del diritto' che nel nostro Paese in fatto di sanita' e' molto carente e deve fare in modo che a tutti i cittadini di ogni eta' e sesso, di qualunque ceto sociale, livello di istruzione, area geografica, venga garantito l'accesso alle cure e all'assistenza senza essere costretti a migrare dalla propria Regione. Non e' un lavoro facile e i risultati non si possono ottenere in tempi brevi, pero' un cambiamento iniziamo a vederlo concretamente: le associazioni pazienti e le loro richieste cominciano ad essere ascoltate con attenzione, l'Intergruppo parlamentare ha dato risposte. È un processo lento ma quando i problemi riescono a far breccia nella politica si riesce ad ottenere qualcosa di importante", afferma Annamaria Mancuso, presidente Salute Donna onlus.
Le proposte contenute nelle iniziative parlamentari scaturiscono dalle azioni indicate nel Documento programmatico messo a punto lo scorso anno dalla Commissione tecnico-scientifica per ridurre l'impatto della malattia, migliorare la qualita' di vita dei pazienti e dei loro familiari, ridurre la migrazione sanitaria. Queste azioni riguardano la creazione della rete dei Centri oncologici; l'attivazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) uguali su tutto il territorio nazionale; la definizione di indicatori di performance attraverso i quali valutare la qualita' dell'assistenza oncologica offerta e individuare le criticita' e affrontarle; e, infine, l'accesso rapido ed equo ai farmaci innovativi che nel caso dei pazienti con tumore si traduce in allungamento della sopravvivenza. Salute Donna e le altre associazioni proseguono adesso attraverso l'Intergruppo il lavoro a livello parlamentare per impegnare il Governo su questi temi.
(Wel/Dire)