"Pure nei parchi, vecchie sostanze nei campi- regione intervenga"
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 31 mar. - Gli anni del Ddt sono lontani. Ma ancora oggi si usano troppe sostanze chimiche nei campi, pericolose per la salute. Persino pesticidi messi al bando decine di anni fa. Il problema riguarda anche le citta', dove i Comuni "sono sordi" e utilizzano diserbanti e fitofarmaci a mani basse in giardini, parchi pubblici e per la manutenzione del verde ai bordi delle strade. A farne le spese non solo la salute delle persone ma anche quella di insetti importanti come le api, per le quali e' dannoso persino il trattamento contro le zanzare adulte. A chiedere dunque un giro di vite e' Legambiente Emilia-Romagna, che ha realizzato un dossier sull'uso dei pesticidi in regione. Dalle analisi sono stati rilevati 65 diversi principi chimici, spesso trovati negli stessi punti contemporaneamente (anche 32 sostanze in una volta). Nell'80% dei punti monitorati e' stata riscontrata la presenza di pesticidi, cosi' come nel 60% dei prelievi fatti sulle acque superficiali (in crescita rispetto al 2012).
Stando alle analisi di Legambiente, i problemi maggiori sull'uso abbondante di pesticidi riguardano le province di Modena e Ferrara, in particolare il bacino del Secchia e quello della Burana. Ma gli ambientalisti parlano di anomalie anche nel territorio del Po di Volano, nel bacino del Reno e nella zona dell'Uso a Rimini.
Tra le varie sostanze, Legambiente ha trovato anche pesticidi vietati da tempo. Come l'Imidacloprid, sospeso dal 2008 perche' tra i responsabili dell'allarmante moria di api in questi anni, ma tuttora il pesticida rilevato nel maggior numero di prelievi (42%). Molto usato e' anche il glifosato, il diserbante che l'Oms considera cancerogeno, al centro del dibattito europeo perche' trovato in diverse marche di birra tedesca, il quale pero' ad oggi non e' monitorato in Italia.
Secondo alcuni studi scientifici, riferisce Legambiente, i pesticidi possono provocare danni all'apparato endocrino ed essere legati a malattie degenerative, come il Parkinson. Inoltre "non si sa che conseguenze possa avere l'effetto cocktail", ovvero la presenza contemporanea di piu' sostanze, sull'organismo. Il piu' delle volte non sono stati registrati superamenti dei limiti di legge (anche se per molte sostanze non sono previsti tetti). Legambiente ha pero' rilevato picchi di concentrazione molto elevati, ben oltre le soglie previste, in determinati periodi dell'anno (tra marzo e maggio). Il dossier e' stato presentato oggi in conferenza stampa dal presidente regionale di Legambiente, Lorenzo Frattini, insieme al numero due di Conapi, Giorgio Baracani.
"Per le api le cose non vanno bene- avverte Baracani- nel 2015 abbiamo avuto una discreta produzione, ma e' mancato il miele estivo. Ormai trovare un posto dove fare miele senza avvelenare le api e' quasi un terno al lotto. Non c'e' nessun controllo e le aziende agricole hanno tagliato le buone pratiche: siamo tornati indietro di 40 anni".
Per questo Legambiente invoca da Comuni e Regione un giro di vite. "Servono politiche forti sull'uso della chimica", manda a dire Frattini, come ad esempio "bandire le sostanze piu' dannose" e arrivare alla "completa eliminazione dei diserbanti". Inoltre, l'associazione chiede di istituire "un report annuale per tenere monitorata la condizione delle acque e l'uso agricolo dei pesticidi".
La Regione puo' agire tramite il Psr, ma anche i Comuni possono fare molto, non usando piu' certe sostanze nei parchi pubblici. "Nel 2014 abbiamo inviato una lettera, alla quale pero' nessuno ha mai risposto", lamenta Frattini.
(Wel/ Dire)