"Far coincidere numero borse studio con numero posti disponibili"
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 25 mag. - "Arriva in questi giorni, nell'aula della Camera, una importante legge-delega sulla scuola e la ricerca, in cui c'e' un passaggio che riguarda tutti gli specializzandi, non solo quelli di medicina, e che merita una particolare attenzione da parte di tutti, anche per gli sconfinamenti che si evincono da altre leggi in discussione tra Camera e Senato. La notizia buona e' che anche per i laureati in Biologia, in Farmacologia, Psicologia, Fisica e Chimica c'e' la possibilita' di fare la scuola di specializzazione con una borsa di studio analoga a quella dei medici, pur senza nulla togliere ai laureati in Medicina. Sono borse aggiuntive che si aggiungono alle oltre 6.300 messe a disposizione dei futuri specialisti medici. Si tratta di un discorso chiaro, che per altro fa giustizia di una evidente discriminazione che si prolungava da anni". Cosi' la deputata di Area popolare, Paola Binetti.
"E questione di pari opportunita'- sottolinea- cosi' come afferma l'articolo 3 della nostra Costituzione: tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono... ecc. Non credo che al primo comma dell'articolo 3 occorra aggiungere anche la facolta'. Tutti gli studenti universitari che frequentano una scuola di specializzazione, volta a sviluppare specifiche competenze nel campo della sanita'- prosegue Binetti- prestano contestualmente un servizio molto concreti nelle aree in cui sono inseriti e per questo meritano di essere retribuiti. Studiano e lavorano, in una sorta di apprendistato di alto livello culturale e scientifico; umano e professionale".
Paola Binetti osserva che "si da' il caso, pero', che sussista ancora un gap molto forte tra numero di laureati in Medicina e Chirurgia programmati sei anni prima con una rigorosa selezione nazionale e numero di borse di studio messe a disposizione per loro, sapendo che la mancanza di un titolo di specializzazione rende assolutamente problematica la loro assunzione in una struttura pubblica. Non basta una sorta di persuasione occulta per dissuadere gli studenti a iscriversi a medicina, occorre far coincidere il numero dei laureati con il numero delle borse disponibili. Non ci possono e non ci devono essere canali paralleli, che offrano soluzioni alternative, ne' di minimedici, ne' di maxi-infermieri. Deve essere la facolta' di Medicina, nell'ambito del governo di ogni singola scuola di specializzazione, a garantire che a quel titolo corrispondono quelle determinate competenze. I sindacati facciano i sindacati- aggiunge la parlamentare di Ap- e verifichino che le condizioni in cui lavorano oggi i medici siano quelle stabilite dalla legge, che vengano rispettati gli orari di lavoro, che ci sia equita' nei concorsi e che la trasparenza non sia un optional.
Garantiscano meritocrazia e contrastino i possibili residuati di vecchie baronie, o peggio ancora le schegge impazzite di qualche antica parentopoli, sopravvissuta alle molteplici denunce di questi anni. Incoraggino lo sblocco del turn over, come promesso dal ministro alla Sanita', Beatrice Lorenzin e garantiscano assunzioni stabili. Ma non prevarichino le competenze dell'Universita', l'unica a cui finora e' demandata la responsabilita' di certificare la qualita' degli studi fatti e il livello delle competenze acquisite", conclude.
(Wel/ Dire)