Policlinico sviluppa con successo 'barriere anti-malnutrizione'.
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Modena, 24 feb. - Sopravvivere al digiuno prolungato, quando i livelli degli zuccheri nel sangue scendono troppo. Migliorando, di fatto, la resistenza alla fame. È questo il fenomeno che stanno indagando, con successo, i ricercatori del Policlinico di Modena.
L'associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf) ha appena premiato Chiara Vecchi, ricercatrice del centro per le malattie eredometaboliche del fegato (Cemef) dell'Azienda ospedaliero-universitaria modenese, diretto da Antonello Pietrangelo, per la migliore pubblicazione italiana del 2014 in ambito epatologico.
Lo studio, che si intitola "Gluconeogenic Signals Regulate Iron Homeostasis via Hepcidin in Mice" (I segnali gluconeogenici regolano l'omeostasi del ferro attraverso l'epcidina nei topi), e' stato pubblicato nell'aprile del 2014 su "Gastroenterology", una delle piu' prestigiose riviste internazionali in materia. La ricerca, in particolare, ha verificato la regolazione dell'epcidina e lo stato del ferro in due coorti di topi diversamente alimentati. Traduce Pietrangelo: "La scoperta e' che un ormone che controlla il metabolismo del ferro e' in grado di 'sentire' anche i segnali che arrivano dal metabolismo degli zuccheri e 'rispondere' con una serie di aggiustamenti, che modificano non solo lo stato del ferro ma anche quello degli zuccheri e dei lipidi. Questo meccanismo ci permette, ad esempio, di sopravvivere durante il digiuno prolungato quando i livelli degli zuccheri nel sangue scendono troppo. D'altro canto- continua il direttore del centro modenese- questi stessi segnali sono erroneamente attivati nel corso di malattie come il diabete, obesita' e certe malattie epatiche e provocano un eccessivo accumulo di ferro nel fegato potenzialmente dannoso".
L'applicazione clinica degli ultimi risultati ottenuti, quindi, e' ora quella tramite cui "poter sviluppare molecole e farmaci di grado stimolare i processi scoperti per aumentare la difesa contro la fame e la malnutrizione".
In direzione opposta, "sara' anche possibile interferire con gli stessi processi erroneamente indotti in corso di malattie ad alto impatto sociale ed epidemiologico (diabete, obesita') allo scopo di prevenirne i danni e le conseguenze patologiche per l'uomo", conclude il prof del Policlinico.
(Wel/ Dire)