Marletta: "C'e' bisogno di risorse economiche e di programmazione"
(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 7 dic. - "Il ministero della Salute e' ben cosciente del problema esistente sull'obsolescenza delle apparecchiature tecnologiche e da tempo si occupa del monitoraggio delle grandi apparecchiature, come banca dati. Naturalmente, la conoscenza che esistono piu' di 6mila apparecchiature che sono un reale pericolo di adeguatezza e di conformita' per la vetusta' ci porta ad esaminare il problema da un punto di vista della salute, quindi dei pazienti, dei possibili incidenti, dei problemi di sicurezza dei pazienti ma anche dei possibili allungamenti delle liste d'attesa dove un'apparecchiatura nuova potrebbe garantire standard anche in termini di numero di prestazioni erogate maggiore". Lo afferma alla 'Dire' Marcella Marletta, direttore generale per i dispositivi medici e diagnostici del ministero della Salute al Forum risk management della sanita'.
"Quindi- aggiunge- insieme al ministero dello Sviluppo economico, insieme al Consip, insieme oggi anche alla presidenza del Consiglio abbiamo avuto di esaminare le criticita' e avremo modo nel futuro di parlare di investimento delle grandi apparecchiature". In tempi brevi, fa sapere, "c'e' bisogno di risorse economiche che sicuramente non sono subito disponibili. Quindi, siamo orientati a un processo che dovra' occuparsi di un piano della programmazione e dell'investimento che dovra' mettere al centro i ministeri, le istituzioni ma anche al tavolo gli stakeholders intesi come cittadini, aziende e professionisti sanitari".
A fornire delle cifre precise e' il presidente di Assobiomedica, Luigi Boggio. "È chiaro che un immediato ammodernamento di tutto il parco tecnologico avrebbe dimensioni tali, si parla intorno ai 10 miliardi, assolutamente non sopportabili dal nostro sistema- rileva- E, quindi, bisogna trovare prima di tutto una forma per dare delle priorita' a questa attivita' di cambio. Bisogna focalizzarsi sulle situazioni piu' critiche e agire in favore di un ammodernamento". Consci del fatto che, "investire in innovazione porta dei risparmi che si colgono nel giro di qualche anno, mentre inizialmente bisogna fare un investimento. E questo e' il groviglio da cui e' difficile uscire. Come si puo' uscire? Ovviamente, la leva piu' facile e' quella di avere piu' risorse".
Se venissero destinati dei fondi a questo scopo, e' l'ipotesi, "ovviamente questo sarebbe immediatamente piu' facile da risolvere. Ma abbiamo visto quante soluzioni ci sono di partnership fra il pubblico e il privato, aziende che possono farsi carico dell'investimento iniziale davvero molto, molto rilevante e spalmare su un arco di tempo molto lungo i costi per la struttura in modo di rendere questo cambiamento possibile". Le formule sono molto diverse, ma, avverte, "ci sono molti esempi in giro per il mondo. Noi non dobbiamo avere paura di copiare delle buone pratiche che gia' funzionano all'estero".
Boggio auspica scelte piu' omogenee in campo sanitario.
"Direi- sostiene- che la frammentazione anche in sanita' ha sempre degli aspetti negativi, pensare che ogni regione affronti questo problema dell'ammodernamento in modo originale, particolare e diverso da altri mi fa pensare soltanto a degli sprechi. Pero', abbiamo visto stamattina anche funzionari delle centrali di acquisto regionali che si sono detti molto aperti ad adottare queste formule nuove di partenariato, e quindi uscire un po' dalla logica della gara di appalto al prezzo piu' basso, in favore di una visione molto piu' strategica di progetto da condividere con un fornitore o con un fornitore partner".
Un'idea che fa molto piacere ad Assobiomedica, "pero', siamo convinti che affrontare questo problema cosi' grave a livello nazionale richieda una regia centrale. Ecco, perche' avere avuto qui oggi la rappresentanza della presidenza del Consiglio e, quindi, del governo per noi e' estremamente confortante. Contiamo su una regia che poi cali le soluzioni a livello regionale". Peraltro, su fronte dell'ammodernamento delle apparecchiature mediche e' entrato in campo la Sihta (Societa' italiana di Health technology assessment) rappresentata da Pietro Derrico che in questo modo commenta la collaborazione offerta per il rinnovo dei macchinari: "È nata- informa- perche' tutti gli attori del sistema in questi ultimi 10 anni anziche' parlarsi addosso e rivendicare il proprio perimetro di autonomia decisionale o intellettuale hanno capito e hanno condiviso la radiografia della realta'. L'Italia e' uno degli ultimi posti in Europa, quindi, nel mondo nel tasso di innovazione delle tecnologie. E, poiche' e' anche uno dei piu' importanti produttori di tecnologie nel mondo essere contemporaneamente con un mercato interno depresso e' una contraddizione logica rispetto all'investimento in ricerca e sviluppo".
Per questa ragione, "la sicurezza del paziente, le economie di scala di un Paese, ma anche le economie di un sistema che produce esso stesso innovazione e, quindi, tecnologia a disposizione dei pazienti sono interessi che essendo legittimi non possono essere contrapposti l'uno all'altro". Da qui e' arrivata la collaborazione, "includendo oltre a questi 3 attori anche i professionisti, che sono i clinici che rispondono in primis della qualita' delle prestazioni e i gestori fra cui gli ingegneri clinici, i risk manager, gli informatici coloro che gestiscono le tecnologie che sono proposti dall'industria. Questi due attori insieme alle istituzioni, insieme all'industria devono poter fare un passo di convergenza comune verso l'interesse della collettivita' che e' deve mettere sempre al centro il paziente, chi ha bisogno di un sollievo alla propria sofferenza".
(Wel/ Dire)