(DIRE - Notiziario settimanale Sanita') Roma, 27 apr. - Circa la meta' degli italiani soffre di un dolore cronico, che e' legato in genere a patologie di natura artrosica e, nella maggior parte dei casi, si protrae per parecchi mesi. Nonostante il 90% dei pazienti sia colpito da una sofferenza di intensita' moderata-severa, 1 su 3 non riceve alcun trattamento; chi segue invece una cura antalgica spesso assume terapie non appropriate, che si caratterizzano per un impiego ancora limitato di oppioidi e un uso eccessivo di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), gravati dal rischio di eventi avversi a carico di stomaco e cuore. Questi, in sintesi, alcuni risultati dell'indagine 'Pain in Italy', promossa da Movimento Consumatori, in collaborazione con il Centro Studi Mundipharma.
La ricerca, svolta da ottobre a dicembre 2015 su un campione di oltre 2.200 italiani di eta' adulta (52,5% donne), e' stata condotta sia attraverso la compilazione di un questionario online, pubblicato sul sito di Movimento Consumatori, sia tramite interviste face to face realizzate dai volontari alle persone che accedevano agli sportelli associativi presenti in 8 citta' italiane (Torino, Milano, Livorno, Roma, Foggia, Andria, Palermo, Caltanissetta). Obiettivo dell'indagine: tracciare un quadro aggiornato della 'malattia dolore' in Italia, a distanza di 6 anni dalla Legge 38/2010 e a oltre un decennio da 'Pain in Europe', una delle ultime e piu' articolate survey sull'argomento, che aveva evidenziato nel nostro Paese una prevalenza del problema pari al 26% della popolazione.
Analizzando nel dettaglio i risultati della ricerca, si scopre che "il 46,4% del campione- fanno sapere gli esperti- deve fare i conti con un dolore cronico che, nell'87% dei casi, perdura da almeno 6 mesi. La sua causa principale e' una forma di artrosi (49,8%), seguita da mal di testa/emicrania (19,9%) e artrite (14,4%), mentre un'origine oncologica si riscontra solo nel 4% dei rispondenti". Gli intervistati dichiarano quindi di convivere con un dolore "di grado severo (47,5%) o moderato (42%); per 7 su 10, le condizioni fisiche sono tali da compromettere la qualita' di vita, con importanti ripercussioni sullo svolgimento delle attivita' quotidiane (65%), sul riposo notturno (45%) e sulle mansioni lavorative (36,4%). Spesso i pazienti cercano sostegno all'interno delle mura domestiche - confidandosi con il partner (51%) o un familiare (30%) - o nella cerchia delle proprie amicizie (26%), anche se il medico (73,5%) resta il principale interlocutore con cui parlano della loro problematica".
Ma come vengono curati oggi gli italiani afflitti da una sofferenza cronica? Innanzitutto, la survey ha rilevato che, in quasi "il 60% dei casi, la sintomatologia dolorosa non viene misurata in maniera costante durante ogni visita, contravvenendo cosi' a quanto stabilisce la stessa Legge 38, che invita a monitorare regolarmente l'andamento del dolore per poter impostare una corretta terapia antalgica. Inoltre, il 33% del campione che lamenta una qualche forma di sofferenza fisica non riceve alcun tipo di trattamento, mentre a coloro che sono sottoposti a un regime terapeutico vengono spesso somministrate cure inappropriate".
Anche quando il dolore cronico aumenta di intensita', infatti, in "oltre il 51% dei casi si continua a ricorrere ai farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans), il cui impiego e' sconsigliato nelle terapie di lungo periodo da numerose Linee Guida e dalle Autorita' regolatorie italiane (Aifa) ed europee (Ema), a causa dei gravi danni che possono determinare a livello gastrico e cardiovascolare. Al contrario, gli oppioidi forti, farmaci d'elezione per il trattamento del dolore sia moderato che severo, sono utilizzati rispettivamente soltanto nel 6,6% e nel 21% dei casi". Infine, circa 4 intervistati su 10 sono poco (36,8%) o per nulla (4,4%) soddisfatti delle terapie, prescritte in primo luogo dal medico di medicina generale (64,4%), segui'to dallo specialista (54,6%).
(Wel/ Dire)