(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 30 set. - La Regione Veneto ricorre alla Corte costituzionale contro il decreto legge sulla Sanità, quello che "contiene la manovra di tagli alla sanità per 2,352 miliardi entro il 2015 e le modalità con le quali le Regioni dovrebbero recuperare tale somma". Lo fa sapere il presidente della Regione, Luca Zaia, sottolineando che "avevamo preso solenne impegno che avremmo combattuto con ogni mezzo contro questi tagli, per difendere il diritto alla salute dei nostri cittadini e puntare l'indice contro l'illegittimità dei tagli, che vanno a colpire indiscriminatamente sia le Regioni virtuose, come il Veneto, sia quelle sprecone, senza applicare i costi standard formalizzati fin dal lontano decreto legislativo 68 del 2011".
Secondo i legali di Palazzo Balbi, dunque, i profili di incostituzionalità del decreto sono diversi. Per cominciare lo Stato impone un "taglio del tutto lineare delle forniture, che contrasta con i principi di ragionevolezza e proporzionalità richiamato nell'articolo 3 della Costituzione", perché "a prescindere da ogni definizione di standard di efficienza, che espressamente la norma ammette non esistere, al momento in cui essa dispiega la sua operatività, mette a rischio la garanzia dei servizi sanitari in violazione dell'articolo 32", quello sull'assistenza universalistica, poiché "impone tagli anche agli enti che hanno già raggiunto elevati livelli di efficienza". Un altro capitolo della norma che finisce nel mirino del ricorso del Veneto, è quello sul blocco degli investimenti e sulle modalità con le quali si intende arrivare ad una maggiore appropriatezza prescrittiva.
"Tali disposizioni, secondo il Veneto, stabilendo un regime sanzionatorio per i medici del servizio sanitario regionale, non compensato da un'adeguata ridefinizione del regime di responsabilità civile e penale, si pongono in contrasto con i princìpi di proporzionalità, ragionevolezza e buon andamento di cui agli articoli 3, 32 e 97 della Costituzione". Infine, il decreto "viola le competenze regionali, anche autonomamente considerate, di cui agli articoli 117", aggiunge Zaia.
Erano queste, prosegue il presidente, le ragioni "che ci avevano spinto a votare contro l'accordo con lo Stato in Conferenza dei presidenti delle Regioni e a non partecipare poi alla Conferenza Stato-Regioni". Il Veneto, conclude poi Zaia, voleva "tenersi le mani libere, e ora quelle mani intendiamo affondarle fino in fondo in quella che riteniamo una gravissima ingiustizia nei confronti dei cittadini e delle Regioni che hanno saputo tenere i loro conti in ordine nonostante le mille notissime difficoltà".
(Wel/ Dire)