SANITA. Infarto, in un paziente su 3 angioplastica non basta
"Non riesce a ossigenare cuore, servono nuove prospettive"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 25 mar. - L'infarto non sempre trae benefici dall'angioplastica, quando ci sono anche problemi di flusso sanguigno nel cosiddetto microcircolo (piccoli vasi e capillari) nel cuore. Per questi pazienti, circa uno su tre, bisogna dunque cercare soluzioni sempre piu' personalizzate.
"L'infarto cosiddetto 'Stemi' e' il piu' grave di tutti- spiega il professor Filippo Crea, del Dipartimento di scienze cardiovascolari dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico A. Gemelli di Roma- perche' caratterizzato dall'ostruzione completa dell'arteria coronarica che ossigena il cuore. L'angioplastica primaria migliora la prognosi del paziente, ma in circa un terzo dei pazienti il vantaggio della procedura risulta annullato dal fatto che il sangue non riesce comunque a raggiungere il cuore per un'ostruzione del microcircolo".
Intanto, sulla rivista 'New England journal of medicine' e' stato pubblicato un grosso studio clinico chiamato 'Total' che, coordinato in Canada dal Dr Sanjit Jolly, dimostra che la 'trombo-aspirazione' (una soluzione terapeutica che consiste nell'aspirare il trombo nella coronaria prima di riaprirla con uno stent durante l'angioplastica) in realta' non funziona.
"L'idea di fondo- spiega il professor Crea in un editoriale sulla stessa rivista- era che eliminando il trombo si potesse prevenire l'ostruzione del microcircolo e quindi risolvere il problema di questi pazienti che non traggono tutti i benefici che potrebbero trarre dall'angioplastica primaria. Ma lo studio multicentrico 'Total' dimostra che in realta' la trombo-aspirazione non cambia la sorte di questi pazienti, risultando del tutto ininfluente sulla loro prognosi finale".
Per affrontare il problema serve quindi una nuova prospettiva.
"Se vogliamo dare una risposta al problema dell'ostruzione del microcircolo- spiega ancora l'ordinario di Cardiologia della Cattolica Crea- bisogna riconsiderare il tutto su basi nuove. A mio avviso la prospettiva da seguire per trovare una soluzione e' innanzitutto quella di personalizzare al massimo gli interventi perche' l'ostruzione del microcircolo puo' dipendere da vari fattori, ciascuno con un peso diverso da paziente a paziente".
Sempre secondo Crea, inoltre, va emergendo sempre di piu' il fatto che per questi pazienti vi siano gia' prima dell'infarto delle disfunzioni pregresse del microcircolo coronarico e che queste siano in realta' una causa pre-esistente della prognosi non positiva. "Serve un approccio integrato e personalizzato- sottolinea ancora- che tenga conto di tutti questi fattori in gioco per risolvere il problema del microcircolo. È tempo allora di rivolgere l'attenzione allo sviluppo di trattamenti integrati e senza soluzione di continuita' in un continuum che parta dalla comparsa dei sintomi- conclude il professore- al ritorno del paziente alla sua vita normale".
(Wel/Dire)
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