SANITA. Ebola, Save the Children: "30 Paesi a rischio"
"In Liberia, Sierra Leone e Guinea è già costata 9mila vite"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 4 mar. - "Sono quasi 30 i paesi altamente vulnerabili di fronte ad epidemie come quella di Ebola e il futuro di milioni di bambini e' a rischio". Lo dice Save the children nel nuovo rapporto 'A wake up call: lessons from Ebola for the world's health systems', che vuole fare luce "sull'attuale situazione in cui versano i sistemi sanitari dei paesi piu' poveri del mondo".
Secondo la ricerca di Save the children, "l'epidemia di Ebola in Liberia, insieme a Sierra Leone e Guinea, e' costata gia' 9.000 vite e ha richiesto una straordinaria risposta internazionale che ha contribuito a contenerla. L'attivita' di soccorso internazionale per l'epidemia di Ebola in Africa occidentale e' infatti costata 4,3 miliardi di sterline, mentre il rafforzamento dei sistemi sanitari di quei paesi ne sarebbe costato 1,58 miliardi".
Per Valerio Neri, direttore generale di Save the children Italia, "un sistema sanitario solido avrebbe potuto fermare Ebola. Avrebbe potuto risparmiare migliaia di vite dei bambini e miliardi di sterline. Senza operatori sanitari qualificati e senza un sistema sanitario funzionante sul posto, e' piu' probabile che un'epidemia possa diffondersi attraverso i confini internazionali, con effetti catastrofici".
Secondo la ricerca di Save the children infatti, "sono 28 i paesi al mondo che hanno sistemi sanitari ancora piu' a rischio di quello della Liberia e due elementi fondamentali vanno tenuti in considerazione nel rischio di nuove epidemie: la popolazione mondiale e' sempre meno stanziale e sempre piu' in movimento e questo intensifica la minaccia di epidemie di malattie infettive e a questo si deve aggiungere la nascita ogni anno di due nuove malattie zoonotiche, cioe' quelle malattie che possono essere trasmesse dagli animali all'uomo".
Sulla base di questi due elementi, "e' fondamentale investire in sistemi sanitari piu' forti per evitare la diffusione di virus che possano diffondersi piu' velocemente anche di quanto e' stato per l'epidemia di Ebola", spiega il rapporto.
"Il mondo si e' svegliato di fronte all'epidemia di Ebola, ma ora e' fondamentale che si faccia luce anche sullo scandalo dei sistemi sanitari deboli, che rischiano non soltanto di non essere in grado di fermare la diffusione di nuove malattie, ma che contribuiscono anche alla morte di 17.000 bambini ogni giorno, che muoiono perche' non riescono ad essere curati da malattie prevenibili, come la polmonite o la malaria", spiega ancora Valerio Neri.
La classifica realizzata nel rapporto di Save the Children "tiene conto di una serie di fattori caratterizzanti per un sistema sanitario, come il numero di operatori sanitari, la quantita' di spesa pubblica dedicata alla salute e il tasso di mortalita' di ciascun paese".
In questa classifica "la Somalia ha il punteggio piu' basso, seguita da Ciad, Nigeria, Afghanistan, Haiti, Etiopia, Repubblica centrafricana (Car), Guinea, Niger e Mali. In Afghanistan, ad esempio, la spesa pubblica per la sanita' e' solo di 10,71 dollari a persona all'anno, rispetto ai 3.099 dollari del Regno Unito. In Somalia c'e' un operatore sanitario ogni 8.297 persone, in confronto sempre al Regno Unito dove vi e' un operatore ogni 88 persone".
Conclude il direttore generale di Save the children Italia: "oltre alla ricostruzione dei sistemi sanitari di Liberia, Sierra Leone e Guinea, ormai crollati dopo l'epidemia di Ebola, e' necessario un impegno chiaro da parte della comunita' internazionale per la copertura sanitaria universale per tutti i paesi. Deve valere il principio per cui ogni persona e non soltanto chi puo' permetterselo, ha il diritto di avere accesso all'assistenza sanitaria essenziale".
Queste le richieste di Save the children: "che i paesi incrementino il gettito fiscale al 20% del Pil e riservino almeno il 15% del loro bilancio nazionale ai sistemi sanitari; che i donatori assicurino che gli aiuti siano meglio allineati e contribuiscano alla costruzione di un sistema completo di assistenza sanitaria di base; che i nuovi obiettivi di Sviluppo sostenibile che andranno a sostituire gli obiettivi di Sviluppo del millennio e che saranno negoziati a settembre nel corso dell'Assemblea generale delle Nazioni unite a New York, includano esplicitamente l'impegno per la copertura sanitaria universale; infine, che i leader mondiali si impegnino per porre fine- entro il 2030- alla mortalita' infantile, neonatale e materna per cause prevenibili".
(Wel/ Dire)
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