(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 27 mag. - Ottime possibilita' di guarigione e riduzione del rischio di amputazione. È quanto garantisce 'l'heberprot-p', la nuova molecola studiata a Cuba dal 2007, che ha portato all'avvento di un nuovo farmaco per la cura del piede diabetico. La molecola e' stata presentata nel corso del 'Settimo simposio internazionale' sul tema, che si e' chiuso ieri ad Amsterdam. Gia' presente in 23 Paesi, il nuovo farmaco sta per essere approvato dall'Ema (Agenzia europea del farmaco), e sara' presto disponibile anche per tutti i pazienti europei affetti da piede diabetico, una complicanza che si manifesta con ulcera e/o gangrena del piede, che colpisce ogni anno circa 300mila tra i 4 milioni di diabetici che ci sono in Italia.
"Il piede diabetico e' la prima causa di amputazione di un arto nel mondo occidentale- spiega il professor Luigi Uccioli, specialista in diabetologia e docente all'Universita' di Tor Vergata di Roma- Solo in Italia, si stimano 3mila amputazioni per piede diabetico ogni anno. Dobbiamo poi sottolineare che l'amputazione degli arti inferiori non e' solo una menomazione o una perdita di autonomia, purtroppo questa e' una condizione che comporta sempre una riduzione delle aspettativa di vita: tra i pazienti con piede diabetico chi la subisce muore di piu' e prima di chi, invece, riesce a guarire". Il nuovo farmaco viene presentato come una nuova risorsa nella cura delle ulcere, con ottime prospettive di guarigione e di sopravvivenza. "Il nostro farmaco- spiega il dottor Manuel Raices, del gruppo di ricerca del Center for genetic engineering and biotechnology a l'Havana- si' che le lesioni diventino cosi' piccole da cicatrizzare in poco tempo. La conseguenza e' una diminuzione dell'amputazione degli arti e una diminuzione dei costi diretti".
Intanto la ricerca cubana in questo settore e' molto promettente: solo a l'Havana esistono diverse cliniche dove trattare l'ulcera al piede, alcune distano meno di 5 km di distanza l'una dall'altra. In queste cliniche il farmaco viene somministrato tramite infiltrazione dell'ulcera tre volte la settimana. "Il nostro centro di ricerca- aggiunge il dottor Raices- quando produce una terapia, la vende direttamente al sistema sanitario che la applica gratuitamente nelle cliniche.
Nel nostro Paese c'e' una visione strategica, secondo la quale 'in salute non si guadagna': e' piu' conveniente finanziare la ricerca e programmi di prevenzione- conclude- anziche' spendere poi soldi in futuro per cure e pensioni".
(Wel/ Dire)