Il dato diffuso dalla Federazione aziende sanitarie pubbliche
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 13 mag. - "Lo stress lavoro-correlato in Italia colpisce un lavoratore su quattro e costa 30 milioni di giornate lavorative perse, per un valore totale di almeno 3 miliardi di euro l'anno. Piu' di quanto chiesto alla Sanita' per contribuire al risanamento dei conti pubblici con la manovra al vaglio di Governo e Regioni". Il dato e' stato diffuso dalla Federazione delle aziende sanitarie pubbliche (Fiaso) in occasione della presentazione di una ricerca sul benessere organizzativo svolta, in oltre quattro anni, su un campione di 65 mila lavoratori, distribuiti in 19 aziende, tra Asl e ospedali.
Partendo da un check-list di eventi sentinella del rischio di stress lavoro-correlato, fa sapere la ricerca, "si e' rilevato il livello di benessere psicologico in un campione significativo dei dipendenti delle 19 aziende, che hanno poi attuato una serie di azioni mirate a migliorare l'ambiente lavorativo sotto tutti gli aspetti: da quello motivazionale a quello ambientale e di attenzione ai problemi sociali e familiari, che non sempre riescono a restare fuori della porta quando si e' in azienda. I risultati sono stati sorprendenti: far lavorare i propri dipendenti in un clima piu' favorevole paga, visto che il numero di 'stressati' in ufficio o in corsia e' sceso ben al di sotto della soglia del 10%, contro un buon 25% di partenza. La lotta allo stress in Asl e ospedali coinvolti ha portato fino ad ora a una riduzione delle assenze per malattia pari a circa il 30. E la Asl Cuneo 2 e la Asl 12 di Viareggio, capofila del progetto, risultano essere anche in cima alla classifica delle aziende con minor tasso di assenteismo".
I 13 fattori 'anti-stress' rilevati dalla Fiaso, prosegue la Federazione delle aziende sanitarie pubbliche, "sono rappresentati da quelle variabili che, in una scala a 1 a 5, riescono a influenzare maggiormente lo stato di benessere sul lavoro sono valori legati alle capacita' lavorative, come l'abilita' (4.26) e la capacita' di utilizzare risorse proprie (4.20). Ma particolarmente rilevanti sono anche la chiarezza del proprio ruolo (3,95), la capacita' di fronteggiare gli eventi avversi (3,92), la soddisfazione lavorativa in genere (3,92). Da non trascurare anche le altre variabili. In primis la condivisione degli obiettivi (3,77) e il senso di comunita' (3,58). Fattori di disagio lavorativo sono invece prima di tutto i carichi di lavoro (3,57), frutto non solo della politica di quasi permanente blocco delle assunzioni in sanita', ma anche di inefficienze organizzative a cui le aziende stanno ponendo rimedio. Seguono poi i problemi di conciliazione lavoro-famiglia- conclude- e i trasferimenti o cambi di mansione".
(Wel/Dire)