A Bologna 41 psichiatri chiedono misure sicurezza in struttura
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 15 lug. - Una lettera firmata da 41 psichiatri dell'Ausl per denunciare le insufficienti misure di sicurezza nella Rems della citta', considerati "i soggetti ad alta pericolosita'" a cui devono garantire l'assistenza. Spedita attraverso un avvocato a Giancarlo Pizza, presidente dell'ordine dei medici (che a sua volta l'ha girata al prefetto), sottolinea, in primo luogo, "l'assoluta inopportunita' della struttura (una casa colonica su due piani, ndr) che non consente un controllo del reparto". I medici denunciano anche l'inadeguatezza della dotazione di 2 operatori durante il turno di notte. Infine, segnalano che "il turno di reperibilita' del personale medico, potendo essere temporalmente coincidente con la reperibilita' in altre strutture, e' potenzialmente foriero di un vuoto di tutela. In particolare in materia di sicurezza occorre, come condizione imprescindibile, che vengano emesse linee guida dettagliate sul comportamento degli operatori in caso di emergenza".
La Rems di Bologna, aperta il 27 marzo come conseguenza dell'obbligo di chiusura degli Opg, oggi ospita 14 pazienti giudiziari (la quota massima) ed e' una struttura provvisoria in attesa della realizzazione della Rems di Reggio Emilia. E' diretta da Claudio Bartoletti, che respinge le accuse: "Quello della sicurezza e' un problema affrontato: c'e' un sistema di videosorveglianza, una guardia giurata presente 24 ore su 24, una recinzione. E' una struttura naturalmente piu' sicura di un qualsiasi reparto psichiatrico, ma non e' un carcere. Non lo e' e non lo sara': la legge prevede che le persone in Rems scontino la loro pena in maniera riabilitativa. Senza dimenticare che le Residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza sanitaria sono misure, come dice il nome, socio-sanitarie".
Bartoletti si dice sorpreso soprattutto della questione legata alla reperibilita': dei 41 firmatari, spiega, 1 solo e' fisso in struttura, gli altri 40 sono tra i reperibili. "Sono gia' reperibili per l'Arcipelago, struttura a trattamento intensivo che su 18 persone ospita 5 pazienti giudiziari. Perche' dovrebbero avere paura della Rems? Loro sono medici, persone che hanno fatto una scelta di vita, che questo lavoro l'hanno deciso". Quanto al rischio che in caso di urgenza possa non esserci un medico reperibile, "se il medico reperibile e' impegnato, tutti hanno una reperibilita' telefonica. Se tutti sono impegnati? Io ho lavorato per molti anni in Pronto Soccorso: davanti a piu' urgenze, bisogna decidere, esattamente come un chirurgo in sala operatoria chiamato per un altro paziente urgente. Tutto questo fa parte del nostro lavoro. In ogni caso, lavoriamo a partire da un sistema collaudato, quello che ha sempre funzionato per l'Arcipelago". In 3 mesi e mezzo di Rems, le urgenze sono state 3.
"Non so davvero perche' abbiamo scritto quella lettera - spiega Bartoletti -. Forse perche', almeno in parte, contestano lo spirito della legge: mi sembra quasi una decisione spinta da un movimento politico, culturale, d'opinione. Peraltro, anche dopo l'approvazione della legge Basaglia ci furono discussioni anche violente. Quelle parole credo siano il frutto di un timore fantasmatico: quei medici potrebbero avere paura di una situazione nuova". E sottolinea come, a tutte quelle persone definite da un giudice 'non imputabili perche' socialmente pericolose' si appiccichi addosso un'etichetta di pericolosita' che nella maggior parte dei casi, pero', non corrisponde al vero: "Non si puo' generalizzare: non tutti sono pericolosi a priori e in ogni caso".
"Le preoccupazioni dei 41 psichiatri non sono infondate: sono professionisti seri, se chiedono maggiore sicurezza lo fanno con cognizione di causa - commenta Giancarlo Pizza, presidente dell'ordine dei medici -. Gli sforzi che l'Azienda Usl ha messo in campo sin qui sono meritori, ma non sufficienti. E' giusto che tutte le misure siano discusse con il personale sul campo, quello che quotidianamente si interfaccia con i pazienti. Per questo, auspico un incontro tra Prefetto, Azienda Usl e firmatari, per cercare soluzione condivise". ( (Wel/Dire)