SANITA. Tumori urogenitali, 8 pazienti su 10 sopravvivono
Siuro: Più frequente è quello a prostata, colpiti in 36mila
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 24 giu. - In Italia 8 pazienti su 10 colpiti da tumori urogenitali sopravvivono alla malattia. E questo grazie all'innovazione in oncologia, la quale ha portato a cure sempre piu' efficaci che consentono di contrastare maggiormente le neoplasie. Tra i tumori di questo tipo, intanto, il piu' frequente in assoluto tra la popolazione maschile del nostro Paese, ma in generale dell'intero Occidente, e' quello alla prostata, che colpisce ogni anno 36mila italiani. Ma mentre fino a pochi anni fa la malattia avanzata, o la recidiva, veniva combattuta solo col la terapia ormonale, oggi esistono nuovi medicinali che hanno cambiato radicalmente le prospettive, anche per la fase metastatica. Sono alcuni dei dati emersi nel corso del XXV Congresso nazionale SIUrO (Societa' italiana di urologia oncologica), in corso a Roma.
"Per il cancro del testicolo- fa sapere invece Sergio Bracarda, membro del direttivo nazionale della societa'- in 15 anni la sopravvivenza arriva fino al 94%: si tratta di uno dei migliori dati registrati tra tutti i tumori solidi. La malattia deve pero' essere trattata in centri specializzati, perche' e' necessario saper gestire delle problematiche collegate ai trattamenti. Prima fra tutte la preservazione della fertilita', che e' molto importante in quanto si tratta di una neoplasia 'giovanile' che colpisce 2mila under 40 ogni anno". Per quanto riguarda invece il tumore della vescica e del rene, prosegue Alberto Lapini, presidente incoming SIUrO, i dati sono "in continuo miglioramento: negli ultimi anni la sopravvivenza a 5 anni di queste due neoplasie e' salita infatti rispettivamente all'80% e all'85%".
Secondo il presidente incoming SIUrO Lapini si tratta di "patologie in aumento sia tra gli uomini sia tra le donne, e molta strada resta ancora da percorrere soprattutto a livello di prevenzione. Non esistono infatti screening efficaci- aggiunge ancora- in grado di individuare in modo precoce queste forme di cancro. Quindi e' ancora piu' importante adottare fin da giovani stili di vita sani ed equilibrati a cominciare dal fumo.
L'abolizione di questo vizio potrebbe ridurre del 20% il rischio di insorgenza del tumore del rene. La probabilita' di sviluppare un carcinoma della vescica nei tabagisti e' invece fino a 5 volte superiore rispetto ai non fumatori". Intanto gli specialisti lanciano un appello: la multidisciplinarieta' in uro-oncologia deve diventare al piu' presto una consuetudine anche nel nostro Paese.
Spiega ancora Giario Conti, presidente nazionale della SIUrO: "La collaborazione tra urologi, oncologi medici e oncologi radioterapisti, anatomopatologi, psicologi e medici nucleari non deve essere piu' un'opzione ma un obbligo. Da una medicina basata sul singolo specialista si deve arrivare alla scelta della migliore terapia attraverso l'analisi e il confronto di piu' professionisti. In Italia, a differenza di altri Stati europei, non esistono percorsi istituzionalizzati per creare team di camici bianchi e spesso anche il dialogo tra i vari clinici e' insufficiente. In Germania esistono invece oltre 90 'Prostate cancer unit'. Si tratta di strutture nate sul modello di quelle che da anni curano le donne malate di tumore del seno".
Per rendere davvero possibile la multidisciplinarieta', commenta Riccardo Valdagni, presidente eletto SIUrO, e' necessario "riorganizzare le nostre strutture sanitarie tenendo conto dell'esperienza delle breast unit. La costituzione di 'Prostate cancer unit' deve rispettare precisi parametri medici stabiliti in recente position paper della European school of Oncology. Al documento hanno lavorato per oltre tre anni gli specialisti delle piu' importanti societa' scientifiche europee e le associazioni di pazienti. Questi standard aiuteranno senz'altro il processo". Sottolinea quindi Conti: "E' necessario coinvolgere nel riassetto anche i clinici.
L'esperienza del tumore della prostata deve poi estendersi alle altre patologie genito-urinarie. I rappresentanti delle varie societa' scientifiche hanno gia' cominciato a sedersi insieme attorno ad un tavolo per elaborare un progetto condiviso di creazione dei team multidisciplinari. Il piano- conclude infine- deve essere poi discusso con tutte le istituzioni competenti".
(Wel/ Dire)
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