Al nord 65% mortalità. Allarme lanciato da progetto 'Viias'
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 10 giu. - L'inquinamento atmosferico e' responsabile ogni anno in Italia di circa 30mila decessi solo per il particolato fine (Pm 2.5), pari al 7% di tutte le morti (esclusi gli incidenti). In termini di mesi di vita persi, questo significa che l'inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi: 14 per chi vive al nord, 6,6 per gli abitanti del centro e 5,7 al sud e isole. Guardando al futuro invece, se non vi sara' un drastico cambiamento di strategia e livello di ambizione, l'Italia va verso un netto peggioramento, in concomitanza con la ripresa economica. È l'allarme lanciato dal progetto 'Viias' (Valutazione integrata dell'impatto su ambiente e salute dell'inquinamento atmosferico), finanziato nel quadro delle iniziative del Centro controllo malattie (Ccm) del ministero della Salute e presentato a Roma.
Commenta Anna Gerometta, presidente dell'associazione 'Cittadini per l'aria': "Oggi e' un giorno molto importante per l'Italia e le politiche dell'aria: il giorno in cui il nostro Paese e chi lo dirige ha, nero su bianco, il dato delle morti premature e del danno sanitario, area per area, causati dagli inquinanti dell'aria. Questi dati, e dunque la certezza dell'insufficienza delle politiche messe finora in atto, obbligano oggi chi governa a prendere coscienza che e' indispensabile cambiare livello di ambizione sia sul fronte delle politiche nazionale e regionali, che su quello europeo. Occorre comprendere che grandissima parte di quelle morti si sarebbero potute evitare con politiche piu' efficaci e tempestive".
Intanto, dal progetto 'Viias' e' emerso ancora che "solo nel 2010 sono ben 21.524 in Italia i decessi stimati essere causati dal particolato atmosferico, 11.993 i decessi collegati al biossido di azoto, 1.858 quelli per patologie respiratorie attribuibili all'esposizione ad ozono (nel periodo caldo)". Secondo gli esperti, si tratta di "dati impressionanti che possono risultare pero' paradossalmente positivi solo perche' connessi alla crisi economica e alla conseguente riduzione delle emissioni inquinanti, che ha permesso di registrare un calo dei decessi. I dati di 'Viias', infatti, indicano che nel 2020, nonostante i miglioramenti tecnologici e le politiche previste a livello nazionale ed europeo (CLe), lo scenario sara' peggiore di quello attuale: previsti 28.595 decessi legati al PM2.5 e 10.117 per NO2, a causa soprattutto delle emissioni dovute al traffico veicolare e alla combustione delle biomasse nel riscaldamento domestico. Basti pensare che nel 2020, il 21,5% degli italiani sara' esposto a concentrazioni di particolato fine superiori alla soglia di legge (che stabilisce una media annua di 25 µg/m3), e decisamente oltre il limite fissato dall'Organizzazione mondiale della sanita' (10 µg/m3). Questa percentuale salira' fino 34% al Nord Italia e raggiungera' il 42.3% tra i residenti nei centri urbani".
I dati, prosegue la presidente dell'associazione 'Cittadini per l'aria', indicano "con chiarezza quali siano le azioni da intraprendere: l'attuazione di politiche di mobilita' e verde urbano molto piu' coraggiose delle attuali- sottolinea Gerometta- in favore soprattutto dei centri cittadini e metropolitani che oggi rappresentano spesso vere e proprie camere a gas per i loro abitanti; la necessita' di riconvertire o dislocare gli stabilimenti industriali fuori dalle aree popolate, o comunque prevedere in tempi brevi l'adozione delle migliori tecnologie disponibili per ridurne l'impatto sulla qualita' dell'aria; un rapido cambiamento delle politiche sulle biomasse; l'adozione di misure adeguate per l'agricoltura e l'allevamento, volte una riduzione delle emissioni di ammoniaca e metano, precursori del particolato e dell'ozono".
Per quanto riguarda invece la situazione di dieci anni fa, fanno sapere ancora gli esperti, "nel 2005 sono stati stimati 34.552 decessi attribuibili all'esposizione nel lungo periodo a particolato atmosferico (PM2.5), oltre a 23.387 decessi per esposizione a biossido d'azoto (NO2) e 1.707 decessi per patologie dovute all'esposizione ad ozono (O3). Emergono inoltre considerevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio italiano: l'inquinamento e i suoi danni interessano maggiormente il nord e in particolare le aree urbane congestionate dal traffico e le aree industriali. La concentrazione di Pm 2,5 risulta sempre superiore al nord, con la pianura Padana a detenere il record negativo. Quasi ovunque le concentrazioni medie annue, al baseline, si sono attestate tra i 20 e i 23 µg/m3- concludono- con il picco raggiunto nella zona di Milano e della Brianza, dove la media ha superato i 38 µg/m3".
(Wel/Dire)