38° congresso nazionale Società italiana endocrinologia
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 3 giu. - "Ci si e' progressivamente resi conto che molte patologie, comprese le endocrinopatie, sono segnate da importantissime differenze biologiche e cliniche. E' evidente che molte endocrinopatie, come le patologie ipofisarie, i disordini metabolici e le tireopatie, prevalentemente quelle autoimmunitarie, colpiscono di piu' la donna, oppure si manifestano e hanno un decorso diverso rispetto alle stesse malattie nell'uomo". Cosi' Annamaria Colao, docente di endocrinologia ed oncologia molecolare e clinica dell'Universita' Federico II di Napoli, in occasione del 38° Congresso nazionale della Societa' italiana di Endocrinologia in corso a Taormina (Messina).
"Quindi- prosegue Colao- innanzitutto e' importante scoprire le cause e le differenze nei meccanismi patogenetici, e quindi lavorare sull'appropriatezza delle cure, cioe' sul disegno di protocolli diagnostici e terapeutici personalizzati in funzione del genere. Un classico esempio e' quello delle malattie cardiovascolari, che si presentano piu' tardivamente nella donna rispetto all'uomo (anche grazie all'effetto protettivo degli estrogeni), ma la mortalita' nelle donne e' spropositatamente maggiore". Nell'ambito delle patologie ipofisarie, aggiunge l'endocrinologa, quelle che rappresentano esempi di endocrinopatie con differenza di genere "sono certamente quelle che coinvolgono l'asse GH-IGF-I. Il genere e', infatti, un fattore rilevante nella secrezione di GH ed IGF-I".
Nella popolazione generale, spiega ancora Colao, la secrezione spontanea di GH "e' piu' alta nelle donne rispetto agli uomini, e d'altra parte le donne affette da ipopituitarismo che praticano terapia sostitutiva con gli estrogeni necessitano di dosaggi di GH piu' elevati rispetto agli uomini per raggiungere e mantenere normali livelli di IGF-I. Inoltre, le differenze di genere nella secrezione e nei livelli circolanti di GH si manifestano contestualmente alle differenze di genere nell'accrescimento, ed e' noto che gli androgeni aumentano i livelli sierici di IGF-I indirettamente attraverso l'aumento dei livelli di GH. Inoltre, i livelli di GH sono piu' alti e secreti in maniera piu' irregolare nelle donne sane rispetto agli uomini. Di contro, le donne affette da acromegalia presentano livelli di IGF-I piu' bassi rispetto agli uomini".
Quanto alle differenze nei livelli di IGF-I tra i due generi, aggiunge la docente di endocrinologia ed oncologia molecolare e clinica, "sicuramente sono note differenze di genere in termini di complicanze sistemiche dell'acromegalia. Le donne affette da acromegalia mostrano una maggiore prevalenza di sindrome metabolica, nonche' livelli di insulinemia a digiuno, di HOMA-IR e di visceral adiposity index piu' alti e di conseguenza valori di insulin sensitivity index (ISI) piu' bassi rispetto agli uomini, senza significative differenze nei valori di glicemia a digiuno, HbA1c e dell'indice insulinogenico tra i due sessi".
Il fenomeno, secondo l'endocrinologa Colao, e' ancora "piu' evidente nelle donne in eta' postmenopausale, che presentano una maggiore prevalenza di sindrome metabolica, obesita' e diabete mellito conclamato rispetto alle donne in eta' pre-menopausale. Al contrario, l'ipertensione arteriosa interessa entrambi i sessi in uguale misura, e il rate di mortalita' nella popolazione italiana di pazienti con acromegalia- conclude- non mostra significative differenze tra i due sessi." (Wel/Dire)