Del Re: "Si mina missione e si scardina modello pubblico"
(DIRE - Notiziario Sanità) Bologna, 18 feb. - No alle liberalizzazioni delle farmacie, perche' la vendita dei medicinali di fascia C anche fuori dai 'luoghi deputati', magari nella grande distrubuzione, rischia di minare una sanita' pubblica e universalistica. Federfarma Emilia-Romagna si scaglia contro il disegno di legge Concorrenza annunciato dal premier Matteo Renzi e promette battaglia. Perche' il "farmacista usa la farmacia come strumento indispensabile per svolgere una professione sanitaria, quindi il profitto e' subordinato alla sua missione socio-sanitaria, contrariamente a quanto avviene per qualsivoglia esercizio commerciale". Quel ddl, infatti, scrive oggi la Federazione "favorendo deliberatamente il capitalismo speculativo delle multinazionali della distribuzione, rischia di scardinare il modello italiano di servizio sanitario universalistico". E anche in Emilia-Romagna, dove e' nato il modello di Farmacia dei servizi per quasi 1000 farmacie, "e' a rischio di mantenimento del sistema".
A dirlo e' il presidente Domenico Del Re, spiegando che i farmacisti "difendono un modello di farmacia che sia protagonista di una sanita' pubblica solidale e universalistica e nel totale rispetto dell'articolo 32 della Costituzione Italiana", (quello che recita: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita'). La rete delle farmacie, aggiunge, "e' lo strumento voluto dallo Stato per dispensare in modo armonico e capillare i farmaci ed e' regolamentata da norme che sono primariamente finalizzate a tutelare la salute pubblica".
Un'identita' che e' confermata da una sentenza della Corte Costituzionale e dalla Corte Europea.
Se, dunque, il farmaco prendesse la strada della grande distribuzione e delle parafarmacie, per Del Re, "lo Stato perderebbe il monopolio della distribuzione che oggi si espleta con la concessione alla farmacia, e il cittadino perderebbe una garanzia costituzionale di tutela della salute pubblica tramite un libero professionista e una capillarita' territoriale che mai potrebbe essere confermata".
Insomma, per Federfarma sarebbe "la fine del servizio sanitario nazionale di stampo universalistico che unisce virtuosamente garanzie per tutti e costi contenuti, che tanti paesi socialmente evoluti ci invidiano". Per tutte queste ragioni, "non e' accettabile che per l'interesse di pochi, sia messo seriamente a rischio un diritto di tutti: la salute, vale dire il bene piu' prezioso per ogni persona".
(Wel/ Dire)