(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 4 feb. - "Nel trattamento dell'Ebola alcune organizzazioni non governative hanno avuto un grande merito, quello di essere arrivare subito dopo l'epidemia. Un esempio su tutti: 'Medici senza Frontiere', senz'altro la prima ad essere stata attivata. Poi pero' ci sono state altre Ong che non si erano mai occupate di malattie infettive e che, nonostante abbiano applicato quegli importantissimi criteri di solidarieta', umanita' e servizio al prossimo, hanno comunque contribuito a non bloccare rapidamente l'epidemia perche' non avevano le conoscenze adeguate". Cosi' Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le Malattie infettive 'Lazzaro Spallanzani', intervistato dall'Agenzia Dire a margine della giornata informativa sull'infezione da virus Ebola, organizzata nella Capitale dall'Ordine dei medici di Roma presso la sala conferenze dell'Ordine.
"Molto spesso- prosegue Ippolito- c'e' stata una divergenza tra le attivita' e le competenze, per cui quando sono stati disponibili i soldi per Ebola, tutti hanno pensato di lanciarsi su quelli. In realta' le Ong devono avere competenze specifiche, altrimenti si rischia l'improvvisazione. Abbiamo visto che chi si occupava di bambini si e' voluto occupare di Ebola, cosi' alla fine gli ospedali sono stati chiusi e questo ha avuto delle implicazioni rilevanti. Abbiamo visto persone che hanno pensato di andare ad attivare strutture di risposta e laboratori al di fuori del coordinamento internazionale dell'Organizzazione mondiale della sanita': anche in questo caso, muoversi da soli non e' stata una buona cosa".
Quanto alla denuncia di 'Medici senza frontiere' nei confronti dell'Oms, in merito alla gestione di Ebola, il direttore scientifico dello Spallanzani commenta: "La polemica intanto e' nata per una ricerca di supremazia. Devo dire che Msf ha fatto un ottimo lavoro, e' stato anche nostro partner in Nigeria, Guinea Conakry e Liberia, ma probabilmente non ha fornito un grande lavoro logistico, o forse non esattamente quel lavoro sanitario che serviva a fare un salto di qualita' per assistere i malati in maniera piu' aggressiva. Ma c'e' pure un altro discorso che secondo me ha portato al conflitto- sottolinea- ci sono interessi anche nel monopolizzare un'immagine, e credo che le Ong spesso abbiano bisogno di farlo".
Secondo Ippolito l'Oms, "dimostra poi spesso di essere un 'carrozzone', dove le persone vengono prese per quota-Paese e il piu' delle volte sono le piu' raccomandate. Detto questo- aggiunge- l'Organizzazione mondiale della sanita' ha anche tante persone qualificate ed esperte: la responsabile della gestione clinica di Ebola e' una giapponese con un'enorme competenza, lo stesso si puo' dire per il responsabile per la lista dei nuovi farmaci, che e' un italiano preparatissimo. Non tutte le persone, pero', sono state di questo livello. Forse l'Oms avrebbe potuto fare di piu'". Di recente, intanto, la Banca mondiale ha proposto di istituire una nuova agenzia di coordinamento: "Penso che bisogna stare attenti- commenta il direttore scientifico dello Spallanzani- perche' quando si mette in piedi una nuova struttura, questo significa tanti soldi per crearla e tanti interessi per mandare le persone a gestirle. Molto spesso queste agenzie internazionali spendono gran parte delle risorse che ricevono dai Paesi in spese di personale e poco, invece, in quelle di intervento. Una nuova agenzia - conclude Ippolito- significherebbe dunque ancora una nuova macchina burocratica da mettere in piedi".
(Wel/ Dire)