SANITA. Autismo, Binetti: Mai dividere la famiglia
"Chiaro al ministro, meno ai servizi sociali"
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 29 apr. - "Ringrazio il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, per aver risposto alla mia interrogazione ribadendo con chiarezza e con fermezza che l'allontanamento dalla famiglia e dalle figure di attaccamento e l'inserimento dei bambini in comunità non ha effetti positivi sullo stato psicofisico di bambini con problemi relazionali e comportamentali. Le linee guida raccomandano il coinvolgimento della famiglia in tutti i programmi d'intervento, per il miglioramento della comunicazione sociale, la riduzione dei comportamenti-problema, il miglioramento dell'interazione con il bambino e l'aumento del benessere emotivo. Tutto molto chiaro per il ministro e per il ministero, ma evidentemente tutt'altro che chiaro per quei servizi sociali che continuano ad abusare di un sistema totalmente superato, come quello dell'allontanamento dei bambini dalle famiglie con la loro conseguente istituzionalizzazione. Comunque speriamo che la risposta del sottosegretario serva ad A. e a tanti altri bambini in condizioni analogheà L'allontanamento dalla famiglia deve essere davvero l'ultima, l'ultimissima delle decisioni!". Lo dice Paola Binetti, deputata di Area popolare (Ncd-Udc)e promotrice dell'interrogazione in commissione Affari sociali su A., il bambino autistico allontanato dalla sua famiglia "perché la mamma non voleva dargli una medicina che proprio non gli faceva bene".
Nella XII commissione è attualmente in discussione il testo del disegno di legge sull'autismo.
Il deputato centrista ripercorre la vicenda del bambino: "Sembra una storia paradossale ma è vera, drammaticamente vera. A. è un bambino di poco più di otto anni e gli è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico. E' molto, forse troppo vivace, disturba più del solito a casa e soprattutto in classe. Ma sono i suoi vicini quelli che si lamentano di più e rimandano alla sua mamma segni costanti del loro malcontento. La mamma che si occupa del bambino da quando è nato con una dedizione assoluta, facendolo seguire da diversi specialisti e non lasciandolo mai solo, arriva un giorno trafelata in un ambulatorio di neuropsichiatria infantile, dove prescrivono al bambino un farmaco che dovrebbe sedarlo. Il che significa sostanzialmente farlo apparire più docile e più calmo. Ma per l'autismo non ci sono farmaci ad hoc!".
Per i bambini autistici "servono di più i trattamenti di tipo riabilitativo, gli interventi di natura psico-pedagogica, un clima e un contesto socio-familiare che sia tollerante e comprensivo soprattutto nel momento delle crisi. Per i farmaci- aggiunge Binetti- si procede per tentativi, cercando non solo la medicina giusta, ma anche il dosaggio giusto. E questa volta la medicina non è quella giusta, il risperidone non ha funzionato. A. è diventato ancora più agitato e la mamma, dopo aver consultato il suo pediatra, ha deciso di sospendere la medicina. A questo punto è scattato un meccanismo perverso, sono intervenuti i servizi sociali e A. è stato allontanato dalla mamma, diventata all'improvviso la causa principale del disagio che il bambino reca a se stesso e agli altri!".
(Wel/ Dire)
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