Parla Laura Falesiedi, istituto sessuologia clinica di Roma
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 8 ott. - Se è violento, non chiamatelo amore. Ad essere vittime di aggressioni sono soprattutto le donne: almeno 1 su 4- fanno sapere gli esperti- ha avuto un'esperienza di 'amore violento', intendendo con questa espressione non solo un attacco fisico, ma anche psicologico. Di questo si è discusso a Roma nell'ambito della 'Settimana del benessere sessuale', l'evento organizzato dalla Fiss (Federazione italiana di sessuologia scientifica) per sensibilizzare i cittadini alla salute sessuale. Per saperne di più la Dire ha intervistato Laura Falesiedi, psicologa presso l'Istituto di sessuologia clinica di Roma.
- Quando l'amore diventa violento? "Quando ci sono una serie di caratteristiche che hanno a che fare con la storia personale dell'autore, ma anche della vittima. In questi casi, infatti, va sempre valutato quello che è il romanzo familiare, ma anche le condizioni contestuali che possono rendere la persona violenta. Spesso gli autori hanno avuto a loro volta esperienze negative, quindi hanno assistito o assistono nella loro famiglia a episodi di violenza. Di conseguenza, l'amore diventa violento quando la persona non riesce a gestire questa rabbia e la va a riversare sul partner".
- Che caratteristiche ha un partner violento? "Oltre ad aver avuto una storia pregressa, nella persona violenta incidono alcune caratteristiche personali, come bassa autostima, insicurezza, disturbo sociale. Tali caratteristiche, purtroppo, pur essendo identificabili con un test di personalità, non sono una questione di matematica. Laddove si presentano, insomma, non è detto che sfoceranno per forza in violenza. Quindi bisogna esaminare bene la relazione e il contesto, mai solo l'individuo".: - Alcune persone - quando finisce una relazione - riversano tutta la loro rabbia sull'ex partner, spesso trascinandolo nel proprio dolore. Perché? "Questo succede quando ci sono difficoltà per esempio nella regolazione degli affetti, nella consapevolezza emotiva. In casi del genere, allora, risulta molto più facile rivolgersi all'esterno, cercando la responsabilità in altre persone, piuttosto che confrontarsi con un mondo interno che fa paura. Si tratta di un modo più semplice per affrontare la rottura, ma ovviamente è chiaro che qualcosa non va...".
- L'amore violento è solo dell'uomo nei confronti della donna o succede anche il contrario? "Succede anche il contrario, ma è molto meno frequente. In ogni caso questo ci fa capire una cosa, cioè che la violenza, di fatto, non è una problematica da correlare soltanto al contesto, ma anche ad altro. Non sono solo gli uomini ad essere violenti con le donne a causa di una cultura maschilista, insomma, ma lo possono essere anche quelle donne con una storia molto complicata e difficile alle spalle".
- Sempre più ragazzi oggi 'sperimentano' forme di violenza già nelle prime relazioni sentimentali. È così? "Assolutamente sì. Nell'adolescente l'agito di violenza è volto a capire quelli che sono i confini della sua identità, così molto spesso gli viene più semplice affermare la propria persona in modo eclatante. D'altronde è tipico dell'adolescente avere difficoltà nella gestione delle emozioni, quindi non bisogna stupirsi se la violenza è presente anche nelle generazioni più giovani".
- Come prevenire l'amore violento? "È importante agire il prima possibile, in fasce d'età molto giovani, e utilizzare un approccio multidisciplinare in cui entrino in campo diverse professionalità: non solo psicologi, ma anche medici, sessuologi e avvocati. Fondamentale è l'educazione all'affettività, alla sessualità e al rispetto, ma anche una serie di programmi di prevenzione volti ad accogliere la domanda in modo adeguato. Bisogna aiutare le vittime di abusi domestici ad avere più punti di riferimento, infine, e a rompere la dipendenza che spesso caratterizza questo tipo di relazioni intime".
(Wel/ Dire)