'Facile levare un nodulo dal seno, difficile levarlo dalla mente'
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 14 nov. - Sedici volte per sedici anni il professor Umberto Veronesi ha varcato la soglia del Quirinale per celebrare 'I giorni della ricerca' dell'Airc. Lo ha ricordato lui stesso cominciando il suo intervento felicemente anomalo: "In questi anni ho parlato di tutto, protoni, neuroni, Dna, diagnosi molecolare, strumentale, Pet, ho parlato della chirurgia sempre meno mutilante e della radiologia sempre più mirata...". Ma quest'anno vuole parlare d'altro, il professor Veronesi, vuole parlare della persona: "Questo gigantesco corpo di cultura scientifica va indirizzato a uno scopo preciso, tenuto sempre sotto tono: i destinatari, l'uomo, la donna, insomma, la medicina della persona".
Veronesi, sopra la mole della sua scienza e delle sue esperienze ora ha deciso di "recuperare la medicina olistica", quella che raccomanda di conoscere la persona per poterla curare al meglio: "Dal 200 a.C era la persona al centro della medicina, poi nel '600, con le autopsie, la medicina è diventata quella degli organi, determinando una scissione fra corpo e mente. E polarizzandoci sugli organi abbiamo trascurato l'anima".
Alla fine della sua carriera, il grande oncologo alza lo sguardo sulla storia della medicina, arriva fino a Platone che raccomandava la cura dell'anima: "Un nodulo si leva facilmente dal seno ma è difficile levarlo dalla mente", assicura. E, per levarlo dal pensiero, serve quella "medicina che dialoga in profondità con il paziente, la cui fiducia non si ottiene con una firma su un modulo di consenso informato".
Insomma, "l'ascolto è il futuro della nostra medicina, bisogna saper ascoltare il paziente e lui deve potersi raccontare. Una medicina narrativa dove i malati narrano la loro esistenza, non si limitano a raccontare i sintomi del loro male. Dobbiamo sapere qual è la storia, il senso della vita e della morte della persona che curiamo, solo allora- garantisce veronesi- saremo buoni medici e sapremo bene qual è la terapia corretta, perfino il giusto dosaggio delle medicine da somministrare".
Veronesi definisce l'ascolto "l'allargamento intellettuale del medico e una manifestazione d'amore per il malato". E questo Veronesi colpisce molto il suo coetaneo Napolitano che, quando prende la parola, conclude così il suo intervento: "Auguro a Veronesi di non mollare".
(Wel/ Dire)