GIovedi a convegno Sinpia ricerca su propositività-vulnerabilità
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 14 mag. - Nuove prospettive di valutazione si stanno aprendo in Italia nell'ambito della neuropsichiatria infantile. A parlarne giovedì a Palermo saranno Emanuele Trapolino, dirigente medico di primo livello presso l'Unità operativa complessa di Neuropsichiatria infantile dell'Ospedale pediatrico Giovanni di Cristina (ARNAS Civico - Di Cristina) e direttore dell'Unità operativa semplice di Neurologia neonatale ad essa afferente, ed Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile operante a Palermo in diverse strutture di riabilitazione e direttore sanitario del centro di riabilitazione 'Io Comunico di Partinico', in occasione della seconda sessione di lavori del Congresso regionale Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza), alla Sala Congressi Convento di Baida, sul tema di 'L'emergenza in NPIA: dalla variabilità dell'ipotesi all'importanza della diagnosi alla qualità del trattamento'.
Il lavoro di ricerca dei due medici, mirato all'individuazione di indicatori precoci di disarmonia psicoevolutiva e di corrispettivi markers neuro radiologici, ha coinvolto complessivamente 35 bambini. In particolare 20 soggetti di età compresa tra i 2 e i 5 anni - di cui 10 affetti dal Disturbo della regolazione della processazione sensoriale (Drps), secondo la classificazione diagnostica DC 0-3R, e 10 controlli sani - sono stati sottoposti a risonanza magnetica cerebrale che "nel 90% dei casi ha evidenziato una specifica alterazione al livello della sostanza bianca cerebrale periventricolare di tipo malacico diffuso non cistico- precisa Vanadia- associata nel 60% dei casi ad ipoplasia del terzo posteriore del corpo calloso. Segno evidente che ciò che non va bene è probabilmente la connettività". La struttura cerebrale è composta di neuroni e fibre di connessione tra di essi, e la sostanza bianca consente le connessioni tra le diverse aree cerebrali, quindi pro cessazione e scambio di informazioni. "Sugli altri 10 bambini, anch'essi affetti da Drps, è stato condotto uno studio retrospettivo per valutare l'esistenza di eventuali indicatori di rischio nel primo anno di vita".
COSA CAMBIA - "Accettare di vedere ciò che il bambino ci mostra, non cercare esclusivamente ciò che un manuale dice di individuare e far emergere le potenzialità latenti, abilitando il bambino allo stare-con-gli-altri". Ecco il senso del cambiamento in atto nel mondo della psichiatria infantile, spiegata con parole semplici dalla dottoressa Vanadia per sottolineare la necessità di "rispettare il funzionamento individuale di ciascun minore, non essendoci una soluzione o una terapia valida per tutti. C'è piuttosto la possibilità e la necessità di una precoce presa in carico di tipo abilitativo e riabilitativo con coinvolgimento attivo dei caregivers". Si è dunque verificato un "superamento dell'approccio neurologico classico- chiarisce il medico- che nel neonato è basato fondamentalmente sull'esame reflessologico (stimolo-risposta) e sull'osservazione del raggiungimento di tappe posturo-motorie per età cronologica, per adottare una visione più completa che, a partire dai concetti appena descritti, sia incentrata sulla valutazione della propositività del bambino, degli indicatori cognitivi e relazionali." PROPOSITIVITÀ ED INDIVIDUAZIONE DELLE VULNERABILITÀ - La chiave di volta di questo nuovo approccio sta dunque nella ricerca della propositività, nell'individuazione della vulnerabilità individuale e soprattutto nella fiducia nella possibilità di resilienza. "Per attivare la trasformabilità e la modificabilità che ogni bambino possiede- aggiunge la neuropsichiatra infantile- cerchiamo di individuare molto precocemente (nei primi 6-12 mesi) gli indicatori neurocomportamentali di allarme, quali precursori di quello che poi potrebbe diventare il 'dis'-funzionamento neuropsicologico del piccolo".
LA RICERCA - "La nostra ricerca si intitola 'Indicatori precoci di vulnerabilità e possibilità di resilienza nei primi anni di vita'. Mira ad intervenire presto per favorire la trasformabilità del bambino, agendo non solo sul piccolo ma sul sistema familiare che lo circonda. Il lavoro che portiamo avanti- fa sapere vanadia- è rivolto all'individuazione precoce (0-3 anni) di indici di vulnerabilità, ovvero di quell'insieme di segni di presentazione e profili funzionali di un bambino che originano da fattori genetici/ costituzionali ma che risentono in modo drammatico dei fattori ambientali".
Fattori ambientali significa, primo tra tutti, il sistema familiare, seguito dai servizi per l'infanzia presenti sul territorio, compresi i centri di riabilitazione che prendono in carico il piccolo e dai contesti sociali all'interno dei quali il bambino è inserito.
CAREGIVING - La ricerca dei segni precoci di vulnerabilità permette di "programmare un intervento che favorisca una maggiore consapevolezza, e di conseguenza un migliore uso del proprio corpo- precisa la neuropsichiatra- un caregiving appropriato agli specifici bisogni di ciascun bambino al livello familiare e dunque la garanzia della modificabilità". Infatti è stato "scientificamente dimostrato che un ambiente arricchito è in grado di modificare la traiettoria evolutiva che un bambino avrebbe, modificando quantità e qualità delle connessioni a livello celebrale. Se individuiamo precocemente le vulnerabilità neuropsichica cognitiva e relazionale siamo poi in grado di garantire un caregiving adattato al bambino, che possa tirare fuori le sue potenzialità innate".
I bambini il cui "sviluppo devia dalla norma non attivano le risposte in ambito familiare. Si tratta di un problema di attivazione di responsività materna- afferma- da cui deriva una relazione distorta che cristallizza il bambino in questo disfunzionamento. Arricchendo l'ambiente è invece possibile aiutarlo".
UN LAVORO SULLE EMOZIONI - Gli studiosi cercano nei primi anni di vita di comprendere il vero funzionamento del bambino, andando a lavorare sulle sue emozioni. Ad esempio, per i due medici, "la stereotipia significa anche difficoltà a gestire le emozioni- approfondisce Vanadia- un riscontro di ciò lo ritroviamo nel fatto che quasi tutti i minori che sviluppano psicopatologie da piccoli hanno una difficoltà di autoregolazione (capacità innata di regolare i propri stati interni, ritmo sonno-veglia, alimentazione, rispondere in modo adeguato al contesto ambientale), che in assoluto è un campanello di allarme". RISULTATI - "La categoria diagnostica da noi presa in esame (Drps) prevede tre sottotipi di funzionamento con segni e sintomi caratteristici. Nell'ambito di questa ricerca- aggiunge la ricercatrice- noi abbiamo individuato quali indicatori nei primi 12 mesi di vita sono caratteristici di ciascun sottotipo, attraverso un lavoro retrospettivo che ha previsto il riesame delle schede compilate nel corso del primo anno di bambini ai quali è stata fatta diagnosi intorno ai due anni. In tutti 9/10 di questi bambini è stata riscontrata l'alterazione diffusa della sostanza bianca periventricolare- ripete il direttore sanitario del centro riabilitativo 'Io comunico' di Partinico di Palermo- ma non siamo ancora in grado di definire se ci sono circuiti specifici che si associano a ciascun sottotipo".
Ma risultati "sorprendenti sono stati raggiunti con le terapie abilitativa e riabilitativa. Abbiamo applicato la prima su centinaia di bambini presi in carico nei primi 3 anni- continua- e lavorando sugli indici di vulnerabilità, tanti minori hanno superato la fase critica uscendo fuori dalla diagnosi".
Il lavoro sugli indici di vulnerabilità è iniziato circa 5 anni fa, ma il professor Trapolino lavora sull'evolutività da almeno 15 anni e la dottoressa Vanadia da 10. "Sono anche neuropsichiatra infantile del gruppo Progresso Bambino e consulente presso la Polisportiva di Palermo e seguo tanti bambini anche lì- racconta la neuropsichiatra- è un lavoro di rete che parte dall'ospedale e arriva in moltissime strutture locali".
IL MODELLO DI RIFERIMENTO - Il lavoro 'tutto palermitano' si è basato sul modello "sinattivo" dello sviluppo. "Un approccio americano e olistico- aggiunge- in cui sono considerate insieme le competenze autonomiche, posturo-motorie, senso-percettive, interattive, la modulazione comportamentale e la capacità di autoregolazione. La stabilità di queste competenze è necessaria affinché il bambino possa svilupparne altre".
LA NUOVA FRONTIERA DELLA PSICHIATRIA - "Non etichettare da subito i bambini con una diagnosi ma rispettare il loro processo evolutivo nei primi anni di vita, con l'obbligo di trovare i campanelli d'allarme che possano lasciare presupporre una vulnerabilità e una evoluzione in termini psicopatologici. Attivare poi un percorso abilitativo e/o riabilitativo che coinvolga direttamente i genitori- conclude l'esperta- attraverso una presa in carico che parta dalla collaborazione con neonatologie e pediatri di base. In particolare, ci rivolgiamo ai bambini prematuri e a quelli nati piccoli per età gestazionale, che costituiscono una delle maggiori categorie a rischio".
(Wel/ Dire)