Accusa di frode in pubblica fornitura per ditte appaltatrici
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 7 mag. - L'allarme legionella negli ospedali bolognesi esplose a ottobre 2010: al Bellaria e al Maggiore, a pochi giorni di distanza, i campionamenti che fatti periodicamente sugli impianti idrici portarono alla luce valori sballati. Per fortuna nessun paziente delle due strutture si ammalò, ma ora per quella vicenda ci sono otto persone a processo. Si tratta dei referenti delle tre ditte che avevano in appalto la gestione dell'impianto e che devono rispondere di inadempimento e frode nelle pubbliche forniture.
A raccontare i fatti in tribunale due giorni fa, davanti al pm Roberto Ceroni, Gaetano Mirco, è l'ingegnere che per l'Ausl (parte civile nel processo) seguiva il globlal service in questione, di cui è capofila la Cofely. Per anni le analisi sulla legionella avevano dato risultati nella norma, fino ai prelievi dell'11 e 18 ottobre 2010 i cui esiti arrivano il 22 ottobre per il Bellaria e il 26 per il Maggiore. Esiti fuori dal range 'normale' e che allarmano subito Mirco il quale, infatti, convoca immediatamente i referenti della Cofely i quali spiegano che qualche settimana prima, il 15 settembre, c'era stato un cambio nella ditta subappaltante, da Acel a Itaca, e che quest'ultima aveva avuto numerose difficoltà ad accedere ai macchinari che tenevano sotto controllo la legionella nei tubi d'acqua. Infatti, a Itaca le chiavi del lucchetto che proteggeva i macchinari, il pin e la password per gestire automaticamente gli impianti furono consegnati in ritardo.
"Quando finalmente- racconta ancora Mirco- Itaca riuscì ad accedere alle macchine, si scoprì che erano state messe in funzione 'manuale' e non automatica", come di norma.
Probabilmente, spiega il dirigente Ausl, la scelta fu presa "per evitare di cambiare la componentistica usurata dei macchinari.
Tanto che in quell'occasione approfondimmo lo stato degli impianti e verificammo che erano pessimi. Dovemmo cambiare numerosi pezzi". Dopo le scoperte del Bellaria e Maggiore fu attivata una bonifica, per evitare il rischio di contagio, e furono eseguiti controlli sugli impianti idrici di tutti gli ospedali della provincia, visto che il global service è lo stesso, ma risultarono in regola.
Le conseguenze, però, non mancarono, visto che la Regione dopo l'allarme legionella "ci mise sotto la lente di ingrandimento, con monitoraggi continui e molti più frequenti rispetto alla prassi". Gli otto imputati ora devono rispondere di inadempimento e frode nelle pubbliche forniture; il processo riprenderà il 28 maggio.
(Wel/ Dire)