(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 25 giu. - L'antibiotico resistenza è un fenomeno che riguarda "sia gli antibiotici di uso umano che quelli per uso veterinario, perché le patologie che colpiscono uomini e animali a volte si assomigliano o addirittura sono le stesse. Però l'impiego di questi farmaci in campo veterinario rappresenta un problema strategico, essendo indispensabile l'uso di antibiotici per garantire il benessere degli animali di allevamento". Lo dice Aldo Grasselli, presidente della Società italiana di medicina veterinaria preventiva (Simevep). Gli antibiotici "vanno usati in modo molto oculato e non devono essere mai assunti senza prescrizione dal medico- precisa- un uso improprio potrebbe invalidarne l'efficacia o provocare appunto fenomeni di antibiotico resistenza".
DAGLI ANIMALI AGLI UOMINI, PASSA DAGLI ALIMENTI- Il cibo può causare negli uomini fenomeni di antibiotico resistenza in duplice modo: "I germi antibiotico-resistenti possono passare negli alimenti, oppure dei residui di antibiotico possono essere presenti nei cibi di origine animale (carne, latte, uova) e passare poi nella dieta, condizionando l'eventuale antibiotico resistenza dei batteri che affrontiamo nella vita quotidiana". La rilevanza di queste problematiche è tale che "l'Organizzazione mondiale della sanità e l'Organizzazione mondiale del benessere animale- fa sapere Grasselli- hanno deciso di utilizzarle come tema strategico per i prossimi anni".
INVERTIRE TENDENZA CHE LEGA SERVIZI VETERINARI A EMERGENZE- "Si pensa che i servizi veterinari diventino obsoleti in assenza di emergenze. È necessario invece invertire questa logica e potenziarli- puntualizza il presidente della Simevep- perché costano poco, usano poche tecnologie e non necessitano di macchinari sofisticati".
A COSA SERVONO I SERVIZI VETERINARI- "I servizi veterinari permettono di attivare i controlli sulla rilevanza epidemiologica dei fenomeni, hanno capacità di monitoraggio e sorveglianza- precisa Grasselli- consentendoci di essere tempestivi nelle emergenze". Il presidente della Simevep ribadisce: "La nostra attività ha un forte impatto sul piano economico. Siamo in grado di impedire che in Italia arrivino malattie presenti in altri Paesi. Adesso in Tunisia c'è una grande epidemia di afte epizootica, una patologia che potrebbe mettere in ginocchio tutte le filiere agroalimentari dell'Italia in poco tempo. Le nostre attività di sorveglianza e monitoraggio potranno anche costare qualcosa, ma indubbiamente fanno risparmiare enormemente le imprese del settore zootecnico agroalimentare e dei prodotti pregiati esportati in tutto il mondo".
DISCRASIA TRA SANITÀ, ECONOMIA E PRODUZIONE- "Esiste una certa discrasia tra sanità, economia e produzione che a volte non fa comprendere - e non comprendono nemmeno i decisori politici quali gli assessore alla Sanità e i direttori generali delle Asl - che investire nella prevenzione- conclude Grasselli- in particolare nel settore della medicina veterinaria, abbia un enorme ritorno dal punto di vista della protezione dei circuiti economici del paese".
(Wel/ Dire)