(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 25 giu. - Il Tar del Lazio ha ritenuto 'illegittimo' che la prescrizione debba essere necessariamente effettuata dallo specialista 'operatore in struttura pubblica (ospedaliera o territoriale)'. La decisione è contenuta nell'ordinanza del 12 giugno scorso, in cui è stato accolto il ricorso per l'annullamento previa sospensione dell'efficacia del decreto regionale 39/2012, relativo alla 'Assistenza territoriale, ridefinizione dell'offerta assistenziale residenziale e semiresidenziale a persone non autosufficienti, anche anziane, e a persone con disabilità fisica, pubblica e sensoriale'.
NON C'È DUE SENZA TRE? I CENTRI SI AUGURANO DI NO- Il decreto 39/2012 è già stato respinto una volta dal Tribunale amministrativo del Lazio, che nel novembre del 2013 lo aveva rinviato alla Regione chiedendo di modificare il comma 2 del punto 5.1, che recita 'L'accesso avviene tramite prescrizione del medico specialista di riferimento per la specifica disabilità, operante in struttura pubblica (ospedaliera o territoriale)'. A questa richiesta la Regione Lazio ha poi risposto in modo "elusivo", secondo il Tar del Lazio, lasciando di fatto allo specialista pubblico l'unica facoltà di fare prescrizioni poiché aveva imposto l'utilizzo del modulario del Servizio sanitario nazionale. È partito da qui il secondo ricorso, accolto il 12 giugno dal Tar del Lazio e presentato dall'Anffas Cisterna di Latina, dalla Federazione degli organismi per l'assistenza alle persone disabili (Foai), dall'Associazione religiosa Istituti sociosanitari (Aris), dall'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) e dalla Federazione nazionale associazione famiglie e centri tutela minori (Ftm).
I CENTRI ACCREDITATI DICONO NO A NORMA SQUALIFICANTE- I Centri ex articolo 26 hanno detto 'no' a una norma regionale che "squalifica di fatto le loro equipe, considerate incapaci di fare diagnosi. Secondo la Regione basta un qualunque specialista esterno (ospedaliero o della Asl) per effettuare prescrizioni anche se vede il paziente una sola volta e senza effettuare test", criticano i ricorrenti. Anche questa volta il Tar del Lazio ha respinto la norma dando sospensione. Adesso non resta che attendere l'udienza pubblica a febbraio e la successiva risposta della Regione Lazio.
(Wel/ Dire)