(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 22 gen. - La crisi economica continua a farsi sentire nei portafogli delle famiglie bolognesi che però non sono disposte a mettere da parte la salute per salvaguardare le proprie tasche: i cittadini del capoluogo emiliano infatti, di fronte ai costi che devono sostenere per determinate cure, sembrano per nulla disposti a rinunciarvi, preferendo magari risparmiare su altre voci di costo in famiglia.
Il 73% dei felsinei ha dichiarato che non rinuncerebbe mai ad alcuna prestazione medica a causa dei possibili costi, un dato in forte controtendenza con quanto riscontrato a livello nazionale, dove la percentuale si attesta al 43%.
E' quanto emerge dall'ultima ricerca condotta dall'Osservatorio Sanità di UniSalute, compagnia del Gruppo Unipol specializzata in assicurazione e assistenza sanitaria.
Non si può comunque ignorare che più di un bolognese su tre (27%) si dice invece costretto (o sta valutando l'ipotesi) a fare a meno di alcune cure mediche per salvaguardare le proprie finanze: in particolare si dichiarano disposti a rinunciare a dietologo e dentista e fisiatra a causa dei costi.
Un approfondimento meritano in particolare le cure odontoiatriche che, dopo quelle farmaceutiche, sono la principale fonte di spesa in servizi sanitari (12 miliardi di euro la spesa annua per cure odontoiatriche secondo il Censis). Si tratta infatti di una voce di spesa che non viene coperta dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), se non per una ridottissima fetta della popolazione. Non stupisce dunque scoprire, dall'ultima ricerca UniSalute, che una delle primissime voci che si è pronti a tagliare sul fronte salute è quella del dentista a causa dei costi (6% dei bolognesi). Un dato che conferma una tendenza già rilevata dall'ANDI secondo cui mezzo milione di famiglie italiane, dal 2007 al 2012, ha rinunciato al dentista, anche in presenza di serie patologie, per colpa della crisi.
I bolognesi, che siano più o meno propensi a rinunce, valutano comunque con sempre più attenzione se rivolgersi al servizio pubblico o privato, considerando vantaggi e svantaggi delle due proposte.
Tra coloro che si rivolgono al Servizio Sanitario Nazionale, il 28% lo fa principalmente per gli esami diagnostici quali una radiografia o un'ecografia, il 22% vi ricorre per visite specialistiche e l'11% vi si rivolge per cure ed esami che richiedono il ricovero.
Chi si rivolge al pubblico, deve però affrontare alcuni disservizi, in particolare legati ai tempi di attesa: presso alcune strutture pubbliche, a livello nazionale, si può anche attendere oltre 5 mesi per un ecodoppler, 360 giorni per una mammografia, 225 per una visita cardiologica.
La maggior parte dei bolognesi sembra quindi niente affatto propensa a rinunciare a parte delle prestazioni desiderate o alla tempestività delle cure. Una tendenza che sarebbe ancora più accentuata se la domanda di prestazioni mediche fosse intercettata da operatori virtuosi del secondo pilastro, in grado di operare all'interno della filiera come una centrale di acquisto, controllando costi e qualità delle prestazioni erogate: un tale servizio potrebbe assicurare tempi rapidi di accesso alle prestazioni, qualità delle stesse e costi contenuti, garantendo la sostenibilità dell'intero sistema.
(Wel/ Dire)