(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 12 feb. - Il nuovo indicatore della situazione economica equivalente (Isee) "ci riporta indietro di cinquant'anni e, per essere più esatti, ci riporta al periodo del dopoguerra quando per ottenere non solo prestazioni sociali, ma anche un chilo di pasta, bisognava fare lunghe file e mostrare la tessera di Povertà". Lo ha scritto Sabina Savagnone, presidente della Consulta per la Qualità della vita delle persone con disabilità della Asl Roma E, in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Enrico Letta, dopo aver attentamente esaminato le nuove disposizioni riguardanti le modalità di accertamento dell'Isee, in particolare per quanto riguarda l'accesso delle persone con disabilità gravi e degli ultrasessantacinquenni non autosufficienti alle prestazioni sociosanitarie agevolate e ai benefici fiscali.
"È evidente- prosegue Savagnone- che il legislatore non conosce l'attuale situazione in cui vivono le famiglie composte soprattutto da anziani con a carico figli adulti e gravissimi e/o disabili gravi, che vivono in casa con scarsissimi aiuti da parte dello Stato, ai limiti della sopravvivenza. Questi disabili, adulti e gravi vivono con Ç 279,19 (per 13 mensilità) di pensione al mese e Ç 504,07 (per 12 mesi) di indennità di accompagnamento, che viene data al puro titolo della menomazione. Pertanto- precisa- già nelle leggi istitutive di tali provvedimenti c'è scritto, che queste miserabili cifre sono date a puro titolo di risarcimento e avulse dall'essere inserite in conteggi economici".
Il presidente della Consulta fa sapere a Letta che "noi famiglie da tempo ci stiamo battendo per evidenziare la grave situazione in cui viviamo, a causa della mancanza di servizi che consentano alla famiglia di 'vivere' e garantiscano la vita dei propri cari quando loro non ci saranno più. Ma il governo è sordo e cieco- aggiunge- piuttosto che rispondere e dare un sollievo ai disabili e le loro famiglie con un qualche provvedimento economico e di servizi da aggiungere ai pochi esistenti, e dare un minimo di dignità a questa disastrosa situazione, interviene con un atto punitivo. Sì, perché il decreto del 5 dicembre 2013 n. 159 è una punizione delle più crudeli".
Forse, "all'interno della compagine governativa c'è stato un disguido per il quale le miserabili pensioni degli handicappati sono state scambiate per pensioni d'oro? Onorevole presidente- sottolinea Savagnone nella missiva- questo decreto non è l'unica 'punizione' nei riguardi degli handicappati. Infatti con la scusa di risparmiare si stanno tagliando i servizi, in particolare per disabili adulti e gravi. È tutta una politica, non si capisce perché punitiva, verso un settore: la disabilità, che dovrebbe essere oggetto di prima attenzione di una nazione civile. È mio convincimento che la civiltà di una nazione si vede dalla capacità di rispondere alle situazioni più difficili, più povere". L'Italia era una delle "nazioni d'avanguardia nel settore della disabilità- ricorda il presidente dell'Associazione per la ricerca sulle psicosi e l'autismo (Arpa)- siamo stati i primi nel mondo ad avere la legge Basaglia sull'abolizione dei manicomi, la legge sull'integrazione scolastica, la legge sull'assunzione (inserimento) dei disabili nel mondo del lavoro. Ora noi, famiglie, con questo decreto, che si aggiunge agli altri che tagliano i servizi, proviamo un forte disagio di fronte all'Europa".
Nella lettera Savagnone chiede a Letta, "confidando nella sua sensibilità, oltre che nei suoi principi Cristiani, di accogliere le nostre istanze, di incontrarla per rappresentarle la situazione in cui realmente viviamo noi famiglie con i nostri figli disabili gravi. Vogliamo chiederle la modifica di questo decreto, che noi riteniamo possibile. Chiediamo inoltre che questa pensione di euro 279,19 sia adeguata alla condizione di una persona disabile non autosufficiente al solo fine di consentirgli di vivere una vita dignitosa- conclude- così come rubricato all'art. 1 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea".
(Wel/ Dire)