(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 12 feb. - Al centro di tutta la progettazione del nuovo reparto di Oncologia pediatrica del policlinico Umberto I di Roma ci sono i bisogni del bambino ricoverato, delle mamme e del personale. A spiegarlo è l'architetto Paolo Macoratti, dello studio Appiemme, specializzato in progettazione e realizzazione di reparti pediatrici con alle spalle diversi lavori nella sanità, tra cui il San Raffaele alla Pisana e molte cliniche.
"La realizzazione di questo nuovo reparto è partita nel 2012 su iniziativa dell'associazione del professore Manuel Castello, 'Io domani', e durata due anni- racconta l'architetto- per un costo totale di circa un milione e cinquantamila euro. La somma è stata pagata per un terzo dall'associazione 'Io domani', un terzo dalla Regione Lazio e un terzo dalla fondazione Vodafone".
Non è una "struttura asettica, al contrario c'è una forte attenzione sull'oncologia pediatrica che parte anche dalla scelta dei colori. Abbiamo preferito tinte che stimolano i bambini, attraverso l'ambiente, a reagire meglio ai farmaci sottoposti.
Sono colori solari come l'arancione e il giallo".
Lo spazio è stato completamente ribaltato: "Normalmente un reparto è concepito con un corridoio su cui si smistano le varie stanze- aggiunge- qui invece il corridoio è la parte centrale di tutto il lavoro, perché al suo interno sono state create tre piazze con giochi da strada: la campana, il filetto e il gioco dei cinesi. Sembra una via illuminata dal sole e ogni quattro stanze c'è una piazzetta dove i bambini possono giocare".
Più che un reparto ospedaliero-medico è dunque "un luogo dove si possono svolgere delle attività. Oltre le 10 camere singole con bagno e due letti (uno per il piccolo e uno per la mamma) e due stanze sterili per fare la terapia sub intensiva- precisa l'architetto- c'è anche la scuola, una cucina e poi tutto il corridoio dipinto dai disegni di Sally Galotti, specializzato in immagini a sfondo marino. Sono disegni pieni di dettagli per far soffermare i bambini, con colori solari e marini- conclude- davvero non sembra un ospedale ma una colorata sala giochi".
(Wel/ Dire)