(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 5 feb. - Presto potrebbero scattare i sigilli per molti studi medici, ma i camici bianchi non ci stanno e puntano il dito contro gli amministratori pubblici. A Roma e nel Lazio ci sono 4.874 studi medici, e tra 700 e 1.000 rischiano la chiusura per non aver presentato domanda di conferma autorizzativa. Svista dei medici, verrebbe subito da pensare. "E invece no- tuona la categoria- ci ritroviamo in questa situazione a causa di un problema di comunicazione da parte della Regione Lazio, che non ci ha avvisati come di dovere".
Per cercare di capire, bisogna risalire al decreto regionale numero 38/2012 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, quando l'ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, al fine di "accertare la persistenza dei requisiti di idoneità" per studi medici, odontoiatrici, ambulatori, poliambulatori, cliniche e strutture complesse, chiese alle strutture di avviare le procedure necessarie per il rinnovo dell'autorizzazione all'esercizio entro il 31 gennaio 2013.
"La maggior parte degli studi medici- spiega Brunello Pollifrone, consigliere dell'Ordine dei medici di Roma- non sono venuti a conoscenza di tale richiesta della Regione, dunque non hanno presentato domanda di rinnovo. Molti colleghi- prosegue- dicono che la colpa è della piattaforma che negli ultimi giorni si è intasata: il 31 gennaio, infatti, data fissata per la scadenza del rinnovo, si sono riversate nel sistema centinaia e centinaia di richieste e tanti neppure sono riusciti ad entrare".
Risultato? Tanti studi oggi non solo si ritrovano senza autorizzazione, ma parecchi saranno i medici 'fuorilegge' che incorreranno in una denuncia penale oltre che in una multa che può andare dai 12 fino ai 60mila euro. Facile prevedere quali saranno le conseguenze: "Tanti studi saranno costretti a chiudere e a licenziare il personale impiegato- spiega Pollifrone- con un danno economico non irrilevante. Oppure i medici dovranno pensare all'apertura di un nuovo studio, anche se in quel caso i tempi sono lunghissimi: per un ambulatorio, per esempio, ci vuole all'incirca un anno".
Perché l'Ordine dei medici non ha pensato di denunciare subito questo cattivo funzionamento del sistema? "Lo abbiamo fatto subito presente alla Regione, ma si sa- risponde alla Dire il consigliere dell'Ordine dei medici di Roma- la pubblica amministrazione è come un muro di gomma. Abbiamo anche mandato email di segnalazione, ma non abbiamo mai ricevuto risposta.
Peraltro adesso molti miei colleghi si trovano in una situazione paradossale: non possono protestare contro questa situazione, infatti, perché è come se si autodenunciassero".
Cosa avete in mente per uscire allora da questo stallo? "E' semplice- risponde Pollifrone- basta che la Regione decida di riaprire i termini per presentare la domanda, anche facendo pagare delle multe. Al tavolo tecnico tra Regione, sindacati e ordini, io stesso ho fatto una proposta: quella di pagare ciascuno mille euro, in maniera tale che la Regione incassi soldi e che molti medici non perdano il proprio lavoro, bloccando l'economia di un Paese".
(Wel/ Dire)