Curato S.Orsola su 'Avvenire': servizio oltre attività ordinarie
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 5 feb. - "L'esistenza di questo accordo è completamente al di là dei nostri pensieri e dei nostri tornaconti". E ancora: "Qualcuno forse pensa che se la Convenzione venisse a termine, non si andrebbe più a dare alle persone il segno dell'affettuosità di Dio? La verità è che non sempre è facile chiedere a persone già oberate da impegni e responsabilità un supplemento di prestazione che richiede non solo una certa forza fisica, ma anche una notevole disponibilità psicologica e spirituale". E' uno dei passaggi salienti dell'intervento che janno firmato su "Bologna sette", inserto locale domenicale dell'Avvenire, Monsignor Giovanni Nicolini, Vicario Curato al Policlinico S.Orsola, e Monsignor Francesco Scimè, Direttore dell'Ufficio diocesano di Pastorale Sanitaria.
I due religiosi intervengono ancora sulla polemica innescata dalla notizia dei 9 milioni erogati in quattro anni dalle Ausl alle Curie della Regione per l'assistenza religiosa ai malati, parlando di notizie date "con violenza e con superficialità. Di soldi noi preti di parrocchia ne abbiamo bisogno ogni giorno, e non ne troviamo mai abbastanza. E' lunga la fila di chi cerca da mangiare di giorno e come riposare la notte. In questo servizio facciamo molto meno di quello che la gente s'aspetta e pure non è semplice tener dietro a tutto. Rispondiamo volentieri ad una chiamata alle due di notte per una persona che sta per congedarsi da questo mondo".
Nicolini e Scimè ribadiscono che il monte economico corrisponde grosso modo a un centinaio di contratti part time, ma solo al Sant'Orsola, il policlinico universitario bolognese, tra preti, diaconi e volontari", sono impegnate 40 persone in questo servizio "e possiamo immaginarci quanti siano in tutta l'Emilia Romagna. Al Policlinico Sant'Orsola-Malpighi nessuno di noi gode di un alloggio in ospedale, né riceve da esso abiti e tantomeno automobili. Siamo tutte persone che vengono ogni giorno da fuori e aggiungono il loro impegno in ospedale alle ordinarie occupazioni in parrocchia, al lavoro, in famiglia. L'esistenza di questo accordo è completamente al di là dei nostri pensieri e dei nostri tornaconti".
Nicolini e Scimè ricordano poi la legge regionale del 1989, che prevede che in ogni ospedale pubblico sia presente un "assistente religioso" ogni duecentocinquanta posti letto, "stipendiato dall'Azienda Sanitaria: evidentemente il Legislatore ha ritenuto che tale attività sia utile allo scopo generale del sistema sanitario, che è la salute del paziente, nel senso più alto del termine".
In quest'ultimo decennio, a motivo della riduzione generale del numero di posti letto, "anche il numero degli assistenti religiosi è stato diminuito, con conseguente riduzione della spesa totale dell'Azienda Sanitaria".
"E' più giusto, e anche più utile- concludono i due religiosi- che per problemi tanto delicati si preferisca instaurare un dialogo piuttosto che prendere la strada della notizia sensazionale. A noi piace la conversazione, perché è così che si può cercare insieme come rendere più semplice e vera la strada della vita. E qui siamo in uno spazio della vita particolarmente delicato e prezioso".
(Wel/ Dire)