Garofalo (Presidente Sima): il 15-20% vittima gioco d'azzardo
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 3 dic. - Gli adolescenti di oggi sono soli e chiedono "a noi adulti, a noi genitori di esserci: spesso ci cercano ma non ci trovano". La 'fotografia' è quella di Piernicola Garofalo, presidente della Sima, la Società italiana di medicina dell'adolescenza. E questa è solo un passaggio di quanto emerso dal II corso nazionale della stessa Sima, che si è tenuto presso la Clinica Pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma. Un corso partecipato, aperto già al mattino e suddiviso in due 'moduli': uno sulla dipendenza dal gioco, nello specifico dal gioco d'azzardo ("Il Gambling in età adolescenziale"), un secondo sulla sessualità e l'affettività, sempre nell'adolescenza, con tutte le sfumature del caso, dall'orientamento sessuale alla richiesta di aiuto da parte dello stesso adolescente. Chi ha preso parte al corso ha potuto seguire gli interventi di più esperti, come Rosalba Trabalzini, psichiatra e responsabile scientifico del portale Guidagenitori.it, lo psicoterapeuta Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Ido, lo stesso Piernicola Garofalo. Nel corso è stata replicata la formula, gia' sperimentata con successo lo scorso anno, di brevi relazioni, discussioni a piccoli gruppi e presentazioni in aula dei resoconti delle discussioni.
Secondo la dottoressa Trabalzini il gioco d'azzardo, in un giovane, diventa un problema quando lo stesso "entra in difficoltà quando spende più soldi di quanti se ne ha", quando "gioca periodi di tempo più lunghi" o quando continua a giocare "nonostante ci siano fatti più importanti di cui occuparsi". Inevitabile il ricorso al pediatra "se il ragazzo mostra problemi nelle aree di vita sociali". Un genitore in questo caso deve "parlare con i ragazzi e ascoltarli", oppure "rivolgersi al pediatra". Sono modi, questi, validi anche per tutelare l'adolescente dal problema del gioco.
Secondo Garofalo, presidente della Sima, quello che viene fuori è un "quadro polivalente dell'adolescente. I ragazzi spesso non trovano punti di riferimento. In realtà noi, come adulti, non abbiamo criteri di giudizio sui ragazzi e non dobbiamo averli.
Dobbiamo imparare da loro, non dobbiamo interferire nei loro percorsi. Spesso i contesti ambientali nei quali vivono sono fuorvianti". Il presidente della Sima ha sottolineato come "spesso i genitori nel periodo adolescenziale non ci sono, gli educatori non si sa chi siano, quali siano i medici. Allora se mi si chiede come stanno gli adolescenti, rispondo che sono in cerca di un autore, di un curatore e non perché stiano male. Aspettano di essere riempiti di indicazioni. Vogliono indicata qual'è la loro strada, quali sono le opzioni delle strade da prendere". E in tutto questo "noi adulti spesso facciamo una grande confusione".
Il gioco d'azzardo, continua Garofalo, "è un ambito tipico della disattenzione globale della società, perche non se ne vuole prendere consapevolezza di cosa sta avvenendo. Il gioco d'azzardo coinvolge circa il 15-20% degli adolescenti. Parliamo di gioco d'azzardo abituale, che si accompagna ad altre abitudini: consumo di alcol e di sostanze. È possibile che gli adulti non se ne accorgano?". Una disattenzione "globale", in cui i genitori "molto spesso non se ne accorgono, non hanno tempo o quando se ne accorgono non hanno i mezzi per non intervenire e preferiscono non vedere".
Eppure, recentemente un caso apparso su tutti i media, poteva essere, secondo il presidente Garofalo, sfruttato positivamente: "C'è stato un momento recente in cui poteva esserci un testimonial di eccezione per una buona informazione, ovvero Marco Baldini (l'ex partner di lavoro di Fiorello ha avuto notoriamente problemi con il gioco d'azzardo, ndr). Rappresenta una persona con una certa credibilità, si poteva approfittare di questo passo indietro responsabile di Baldini, dicendo perché lo aveva fatto, come lo aveva fatto. Sarebbe stato un grande esempio. Si poteva approfittare, sarebbe stato un buon testimonial all'inverso".
Gioco d'azzardo e sessualità: nel secondo modulo del corso, tra le altre cose, si è parlato di orientamento e della possibile richiesta di aiuto degli adolescenti.
Non mancano casi di cronaca conclusisi tragicamente di giovani che a fatica sono riusciti a dichiare la propria omosessualità. O anche il non riuscire a farcela ha avuto epiloghi tragici. Un anno fa, di questo periodo, un adolescente della periferia romana ha scelto di suicidarsi con tutta probabilità perché non riusciva a rivelare ai suoi il proprio orientamento sessuale: "Non si è suicidato perché era gay- spiega Garofalo- Ma perché nella valutazione globale era un vulnus incancellabile. Se un mascalzone prende 2 ha comprensione, se fa l'ultrà allo stadio ha comprensione, se usa eroina ha la comprensione di tutti". Sembra che sul suo pc il ragazzo abbia rivelato i motivi del suo gesto, quello che avrebbe voluto dire, e che non è riuscito a fare, al padre: "Ed è bruttissimo- commenta Garofalo- avere voglia di parlare con i genitori da morto. Non c'è riuscito da vivo, ha provato a 'comunicare' con loro da morto. Nella catena della comunicazione parentale genitori-figli è un macigno. Possibile che i genitori non avessero avuto il tempo per capire? Sono livelli di intervento che non costano tantissimo e non comportano giudizio di merito ma lo stile di essere presenti. Gli adolescenti oggi chiedono a noi di esserci, molto spesso non ci trovano da nessuna parte. Come sono gli adolescenti di oggi? Sono soli".
(Wel/ Dire)