SANITA. Alcol, Iss: in Italia costa 1,3% del Pil
Scafato: Investire in prevenzione farebbe risparimiare milioni
(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 9 apr. - "I costi complessivi che l'alcol causa in Italia si esprimono su una scala di 'miliardi di euro' e, secondo le stime dell'Oms, corrispondono all'1,3 % del Pil. Cifre molto più alte rispetto ai 'milioni di euro' che potrebbero essere destinati agli investimenti in prevenzione e che porterebbero a enormi risparmi per il Sistema sanitario nazionale (Ssn)". A spiegarlo è l'Osservatorio nazionale alcol (Ona) del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), in occasione dell'Alcohol prevention day promosso a Roma dall'Istituto superiore di Sanità (Iss). In numerose nazioni i problemi alcol correlati prevedono "l'integrazione di programmi di 'Identificazione precoce e intervento breve' (Ipib) nei contesti di assistenza sanitaria primaria. L'efficacia di questi progetti- precisa il direttore Emanuele Scafato- nei programmi di assistenza primaria è ormai dimostrata a livello internazionale".
Così in Italia è partita una sperimentazione per migliorare le capacità di sistema nel contrastare l'impatto alcol-correlato nella popolazione, attraverso un analisi del rapporto costo-efficacia degli interventi possibili a livello governativo sulle politiche e gli interventi da attuare dai policy-makers. LO STUDIO - Il progetto, frutto della collaborazione tra l'Istituto superiore di Sanità (Iss), il Ceformed della regione Friuli Venezia Giulia, il Cergas della Bocconi e l'Università di Sheffield, ha adattato il modello inglese al contesto italiano attraverso l'utilizzo di dati nazionali di mortalità, morbilità, ricoveri e delle prestazioni connesse all'assistenza primaria.
DUE SCENARI DI INTERVENTO A CONFRONTO - Dallo studio internazionale sono scaturiti due scenari di intervento possibile: L'opzione A ipotizza che lo screening sia effettuato alla prima registrazione di un nuovo paziente con un medico. Tale approccio dimostra di realizzare una distribuzione d'intervento piuttosto uniforme su 10 anni, con un picco dell'11% della popolazione screenato il primo anno. Alla fine del decimo anno si stima che il 63% della popolazione sia stato screenato, mentre il 37% non risulterà ancora sottoposta a screening. Secondo tale ipotizzata prassi, il 58% dei consumatori a rischio sarà adeguatamente identificato e sottoposto a intervento breve da parte del medico di medicina generale.
Lo scenario B propone invece che lo screening sia stato effettuato dal medico di medicina generale alla visita successiva di un suo paziente. Il programma dimostra di conseguire una copertura maggiore, con l'84% della popolazione screenata il primo anno; solo il 3% non risulta esaminata entro il decimo anno. Seguendo quest'approccio preventivo, il 96% dei bevitori a rischio sarà correttamente identificato e riceve l'intervento. COSTI E VANTAGGI DERIVANTI DAI DUE SCENARI- Lo scenario A costerebbe 411 milioni di euro, portando in 30 anni a una riduzione stimata di 91.737 ricoveri ospedalieri, con una riduzione di 7.193 morti alcol-correlate (prevalentemente maschi) e un risparmio netto per il Ssn di 370 milioni di euro. Il programma B costerebbe invece 687 milioni di euro, portando in 30 anni a una riduzione dei ricoveri stimata in 153.676, con 12.432 decessi alcol-correlati evitati e un risparmio per il Ssn di 605 milioni di euro. "Quest'ultimo programma avrebbe un impatto maggiore per la Salute pubblica per via della maggiore copertura immediata sulla popolazione e per il più rilevante guadagno" in termini di incremento unitario della speranza di vita, però "risulta caratterizzato da alti costi da affrontare quasi tutti nel corso del primo anno- precisa Scafato- con guadagni da registrare, evidentemente, solo nel lungo periodo".
MENO DI 1/3 DEI MEDICI MEDICINA GENERALE È FORMATO - "Oggi informazione e formazione specifica è reperibile in meno di un terzo dei medici di medicina generale, per cui l'identificazione precoce del rischio, un intervento breve e l'uso dell'Audit C (Alcohol use disorders identification test Consumption) rappresentano strumenti e pratiche da integrare nella pratica quotidiana nei contesti di medicina generale, di assistenza sanitaria primaria, in quelli di emergenza, nei servizi sociali e nei luoghi di lavoro- sottolinea il direttore dell'Ona-Cnesps- integrando le buone prassi europee come strumenti di equità, accessibilità e sostenibilità del Ssn".
PROGETTO BISTAIRS - In quest'ottica, l'Iss svolge a livello europeo un ruolo guida attraverso il progetto Bistairs (Good practice on brief interventions to address alcohol use disorders in primary health care, workplace health services, emergency care and social services), attivato nel 2012 (con scadenza aprile 2015) e finanziato dalla Commissione europea, per garantire e agevolare l'identificazione delle risorse utili, basate sul miglior impatto costo-beneficio, e sostenibili finanziariamente con risultati già fruibili.
A partire dal prossimo giugno, sulla base delle esperienze raccolte nel corso delle attività sul campo nei 6 paesi europei afferenti al progetto, l'Iss, attraverso l'Osservatorio nazionale alcol del Cnesps, Centro Oms per la ricerca sull'alcol, coordinerà la raccolta delle esperienze attuate e preparerà le linee guida europee per lo sviluppo delle future strategie per l'implementazione 'dell'Intervento Breve in Europa', compreso un piano concreto per un'ulteriore diffusione in tutta l'Unione europea, mirando alla riduzione dell'impatto alcol-correlato e all'incremento del capitale umano come risorsa per le future generazioni.
(Wel/ Dire)
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