(DIRE - Notiziario Sanità) Roma, 9 apr. - Si sono quasi quadruplicati i tassi di alcoldipendenza dagli Anni 90 a oggi.
"Se nel 1996 c'erano in Italia 19 mila alcoldipendenti, oggi sono aumentati a 69 mila. Il 10% di questi ha un'età inferiore ai 29-30 anni, mentre l'1% ha addirittura meno di 19 anni, con una carriera alcolica alle spalle iniziata in età molto giovane". Lo rivela Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale Alcol - Cnesps dell'Istituto superiore di sanità (Iss), che mercoledì 9 aprile promuove nella Capitale la tredicesima edizione dell'Alcohol prevention day, al Centro congressi 'Roma Eventi Fontana di Trevi' in Piazza della Pilotta 4, in occasione del mese della prevenzione alcologica.
ALCOHOL PREVENTION DAY - Nasce 13 anni fa come giornata di promozione organizzata dalla Società italiana di alcologia. "All'epoca sapevamo che nello stesso mese, negli Stati Uniti, si svolgeva l'Alcohol awareness week con l'Alcohol screening day, un giorno in cui tutti i cittadini americani erano invitati a farsi controllare. Allora- racconta Scafato- tutti noi gastroenterologi, avendo esperienze di tipo clinico, eravamo ben a conoscenza del problema alcoldipendenza in Italia, e abbiamo fatto pressioni affinché ci fosse anche nel nostro Paese un giorno in cui si parlasse dell'impatto dell'alcol sulla società. Nel 2001 nessuno discuteva di questo fenomeno- precisa- anzi c'era una forte ritrosia dei media nel trattare questi temi". Sempre nel 2001 "l'Iss e il ministero della Salute organizzarono una revisione degli standard di rilevazione dei consumi alcolici- aggiunge il direttore del reparto Salute della popolazione e suoi determinanti- e fu possibile aggiungere tutte le informazioni di cui oggi possiamo disporre, passando dalle 3 domande alle 6-7 domande che ci hanno fornito dati più puntuali sull'impatto alcol correlato sulla popolazione italiana".
PUNTO DI FORZA DELLA GIORNATA - "Centrale nell'Alcohol prevention day è l'attività di monitoraggio epidemiologico- continua Scafato- che è divenuta più accurata. Elemento necessario per orientare la prevenzione. Un lavoro partito sin dall'inizio con la diffusione del primo libretto 'Alcol: sai cosa bevi? Più sai, meno rischi'".
COSA E' CAMBIATO OGGI - In questi 13 anni è "cambiato il livello di attenzione sul problema, anche se ancora non si riesce a contrastare la velocità con la quale i fenomeni legati ai rischi alcol correlati si sviluppino tra la popolazione, e soprattutto tra i giovani. Tredici anni fa nessuno avrebbe mai parlato di neknomination (una gara a chi beve di più e più velocemente possibile davanti a una telecamera) o bringe drinking (il bere per ubriacarsi)- spiega il medico- anche se allora io già mostravo la presenza di questo cambiamento culturale del bere. È chiaro che oggi ci troviamo davanti a un problema più consolidato, che si è allargato a fasce della popolazione non più solo giovanile ma anche over 65". Secondo Scafato oggi si è "più orientati ad identificare rischi differenti, connessi a modelli distinti di consumo. Sappiamo che la principale causa di morte alcol correlata tra i giovani è legata agli incidenti stradali, mentre per gli anziani sono i tumori alcol correlati. Parliamo, quindi, di un approccio alla prevenzione che persegue sia i fenomeni acuti che cronici. Due approcci diversi- rimarca- che investono competenze differenti e che riguardano anche il settore della regolamentazione, come il Codice della strada". Nel 2001 entrò in vigore la legge 125 per la prevenzione dell'alcoldipendenza e "l'Alcohol prevention day ha la stessa età di questa legge, che rimane la chiave del confronto con un problema che ancora oggi non riusciamo a gestire bene".
CAMPAGNA 'UN FINALE MIGLIORE' - Per continuare nel lavoro della prevenzione dell'alcoldipendenza, "cinque società scientifiche si sono unite per realizzare la campagna 'Un finale migliore', in cui i rappresentanti di queste società si sono messi a disposizione per fornire consulenza via web". La campagna, visibile sul sito http://www.unfinalemigliore.it/, è partita a febbraio con il patrocinio dell'Istituto superiore di Sanità e del ministero della Salute.
"Sono già arrivate tantissime richieste di aiuto- fa sapere il direttore dell'Osservatorio nazionale Alcol- è un'opportunità condividere delle storie e far capire che dall'alcoldipendenza si può guarire. Dobbiamo riorganizzare il sistema mettendo in piedi una rete estesa su tutto il territorio nazionale- conclude- che coinvolga oltre i servizi sanitari anche il terzo settore e i medici di medicina generale in vista di una riabilitazione di lungo periodo".
(Wel/ Dire)