(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 30 ott. - Si e' aperto domenica a Milano, e si conclude mercoledi' 30, presso il Centro Congressi San Raffaele, il XII Congresso Nazionale Simit, Societa' italiana malattie infettive e tropicali. L'importante evento nazionale, come si legge dal comunicato della Simit, che vede la partecipazione di 800 specialisti da Italia e Europa, cerchera' di fare il punto sugli ultimi progressi della ricerca scientifica nel settore delle malattie infettive. Strategica la sinergia tra infettivologi e altri specialisti nel segno dell'interdisciplinarieta' nell'approccio antinfettivo, considerando le politiche sanitarie nazionali e regionali, e la ricerca della soddisfazione dei bisogni dei cittadini e l'esigenza di un attento impegno delle risorse economiche.
L'Infettivologia e' una specialita' che registra un preoccupante sommerso in particolar modo se riferito ai casi di Epatite e all'Hiv. Si e' abbassata l'attenzione da parte delle persone, la popolazione si allarma per i casi di tubercolosi, mentre piu' numerosi sono i casi di Epatite C o di Aids.
"Il nostro obiettivo e' quello di comunicare al pubblico e ai nostri soci le novita' nel campo della diagnostica e della terapia delle patologie infettive, con uno sguardo ancora piu' ampio verso la multidisciplinarieta' della conoscenza- sottolinea Orlando Armignacco, presidente nazionale della Simit- Parleremo dei nuovi farmaci per l'infezione da virus dell'epatite C. Stiamo vivendo attualmente lo stesso progresso che abbiamo vissuto 20 anni fa con l'Hiv, e siamo fiduciosi di poter rendere questa malattia del tutto curabile. A proposito di Hiv, occorre ribadire l'importanza del test: sono in aumento le persone che scoprono, a volte troppo tardi, la presenza dell'infezione".
Sono passati dieci anni da quando, a seguito della prima allerta globale lanciata dall'Organizzazione mondiale della Sanita' nei primi mesi del 2003, la stessa Oms defini' la "sindrome respiratoria acuta grave" (la cosiddetta Sars, causata da un nuovo coronavirus) una minaccia per la salute globale. Il focolaio iniziale di polmonite atipica si concentro' nella provincia della Cina meridionale del Guangdong. Attraverso gli spostamenti aerei l'epidemia si e' in seguito diffusa in tutto il mondo.
L'impegno di Carlo Urbani, morto il 29 marzo di quell'anno, e della comunita' scientifica internazionale nel coordinare i propri sforzi, consentirono la veloce identificazione dell'agente causale, la messa a punto di test diagnostici, e la rapida interruzione di tutte le catene di trasmissione. In particolare, l'isolamento precoce dei malati e la quarantena dei contatti, applicata talvolta su ampia scala, si dimostro' particolarmente efficiente permettendo il contenimento dei casi. I casi cumulativi segnalati all'OMS (dati alla fine del 2003) furono 8096 con una mortalita' inferiore al 10%. "Dieci anni dopo- spiega Adriano Lazzarin, presidente del Congresso, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano- l'attualita' ci mette di fronte ad una nuova possibile minaccia, anche se per ora di portata molto limitata, costituita dall'emergenza di un nuovo coronavirus diverso da quello della Sars in alcuni paesi del Medio Oriente. I casi per ora sono pochi: sino ad oggi si contano 139 casi di MERS-CoV, con 60 morti, sono stati confermati in laboratorio".
Per quanto riguarda l'Hiv, oggi si stima che in tutto il mondo ci siano almeno 34 milioni di persone affette da HIV, la maggior parte di queste in Africa, 1,8 milioni di persone muoiono a causa di questa infezione (dall'inizio dell'epidemia si stima siano morte almeno 30 milioni di persone). Troppe le persone, secondo le stime Unaids circa il 54% degli affetti, che necessitano di una terapia antiretrovirale ma non hanno accesso alle cure mediche. Troppi sono ancora quelli che non conoscono il loro stato di sieropositivita': piu' del 50% a livello globale ma almeno il 25% negli Usa e in molti paesi europei e in Italia.
"Dal giorno della pubblicazione delle ricerche a oggi sono cambiate molte cose- prosegue Adriano Lazzarin- nonostante gli enormi sforzi, i ricercatori non sono ancora riusciti a trovare ne' un vaccino ne' una cura che possa eradicare il virus ma abbiamo a disposizione numerosi farmaci in grado di controllare la malattia".
Infatti, benche' se ne parli molto meno rispetto agli anni Novanta, "l'Aids e', ancora oggi, una delle malattie sessualmente trasmissibili piu' diffuse- dice ancora Lazzarin- Accesso al trattamento per tutti e conoscenza per tutti dello stato di sieropositivita', assieme alla possibilita' di trovare strategie terapeutiche in grado di permettere un controllo dell'infezione da HIV tale da non richiedere piu' una terapia antiretrovirale cronica: sono queste le sfide dei prossimi anni".
Nonostante la previsione dell'Organizzazione mondiale della sanita', che prevedeva l'eradicazione della malattia per l'anno 2000, ancora oggi la tubercolosi rappresenta un problema di drammatica rilevanza anche perche' sono sempre piu' frequenti i casi di tubercolosi farmacoresistente (MDR e XDR), legati a trattamenti antibiotici non adeguati o condotti in maniera scorretta. Si stima che le forme multiresistenti, ovvero quelle che non rispondono a piu' di uno dei farmaci contro la malattia, abbiano infettato ad oggi 630 mila persone nel mondo. Proprio un recente importante studio ha dimostrato come le forme MDR (multi-drug resistent) colpiscano addirittura il 47% delle persone affette da Tbc, le quali non rispondono ai due antibiotici di base che sono lo standard terapeutico per la patologia, ne' ad almeno un altro dei farmaci di seconda linea che vengono usati quando i primi non funzionano.
"Il picco si e' avuto in Lettonia- chiosa Giuliano Rizzardini, infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano- dove la tubercolosi MDR rappresenta il 62% dei casi. Come se non bastasse, gli scienziati hanno visto un aumento dei casi di malattia ampiamente farmaco resistente (XDR, extensively drug resistent), ovvero di quelli che non reagiscono all'intera classe dei fluorochinoloni, un tipo di antibiotici orali sempre di seconda linea, e ad almeno uno di quelli iniettabili: il 6,7% dei pazienti infettati (15,2% in Corea del Sud, 11,3% in Russia) presentano forme di questo tipo, piu' difficili e costose da trattare nei paesi piu' ricchi e impossibili da curare in quelli poveri. Da solo questo problema necessiterebbe di un finanziamento di 1,3 miliardi di dollari l'anno".
Secondo gli ultimi dati forniti dall'Organizzazione mondiale della sanita', nel mondo sono 8,7 milioni i nuovi casi di TBC e 1,4 milioni i decessi. La mortalita' e' scesa di oltre il 40% a livello mondiale dal 1990 ed e' in calo l'incidenza, ma persistono sfide ancora significative. Oltre il 95% delle morti si verificano nei paesi a basso e medio reddito. I gruppi piu' poveri e vulnerabili sono le comunita' piu' colpite, ma questa malattia a trasmissione aerea e' un rischio per tutti. Inoltre la tubercolosi e' tra le prime tre cause di morte nelle donne tra i 15 e i 44 anni, mentre tra i bambini sono stati stimati 500 mila casi e 64 mila decessi. In Europa occidentale circa il 40% dei casi pediatrici nel 2011 sono stati bambini di eta' inferiore ai 5 anni.
"Una sfida per gli infettivologi oggi e ancor piu' domani e' rappresentata dalle infezioni causate da germi che oramai sono resistenti agli antibiotici oggi disponibili- conclude Armignacco- Accanto alla necessita' di avere nuovi farmaci vi sara' l'urgenza di trovare nuovi schemi per combattere queste infezioni con i mezzi che abbiamo oggi a disposizione, prima fra tutti la prevenzione".
(Wel/ Dire)