(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 30 ott. - Cresce il numero di bambini colpiti da allergia da proteina del latte vaccino (Plv): circa il 3%, con meno di un anno di vita e neonati allattati al seno a causa del passaggio delle 'sostanze nocive' dalla dieta della mamma al latte. Sono i dati diffusi da Paidoss (l'Osservatorio Nazionale sulla Salute dell'Infanzia e dell'Adolescenza) in occasione del 2nd International Conference and Exhibition on Probiotics & Functional Foods, appena conslusosi a Orlando (Florida, Usa).
Spesso sottovalutate o misconosciute per la variabilita' della sintomatologia (che puo' interessare piu' distretti), o per le manifestazioni assimilabili anche ad altre cause, le allergie da proteine da latte vaccino - le Plv non sottoposte a processo di idrolizzazione, lo ricordiamo, sono contenute non solo nello stesso latte ma anche nel lattosio, nel latte artificiale in polvere e in altri prodotti simili - possono avere invece esiti anche importanti e pericolosi. Si va dai ricorrenti disturbi gastrointestinali con vomito, rigurgito e dolori addominali, a episodi che coinvolgono le vie aeree con tosse insistente, secrezione nasale e difficolta' respiratorie, fino a reazioni cutanee con eczemi, orticarie, angioedemi (edema delle labbra o delle palpebre) e, nei casi piu' gravi, arrivare allo shock anafilattico. Implicazioni, queste, che richiedono fin da subito un corretto approccio clinico e laboratoristico con test per le IgE specifiche o un prick test cutaneo con latte vaccino naturale o con formula proteica, per definire con certezza il tipo di allergia alle proteine del latte vaccino e impostare la terapia giusta.
La rigorosa esclusione delle Plv rimane tuttora la strategia di trattamento piu' sicura per combattere l'allergia, affiancata, in caso di diagnosi certa, dall'impiego di una formula sostitutiva (Ens) con idrolizzati di caseina o di proteine del siero, in relazione all'eta' del bambino e all'eventuale presenza di altre allergie alimentari. La dieto-terapia, al fine di risolvere gli episodi di rigurgito senza lattosio ed evitare le intolleranze secondarie, prevede anche l'introduzione di una miscela di carboidrati a base di maltodestrine altamente digeribili.
"Le proteine del latte vaccino- spiega Giuseppe Mele, presidente di Paidoss- contenute anche nei latti artificiali, anche in polvere, comunque non sottoposte a processo di idrolizzazione, rappresentano una delle cause principali di allergia alimentare nei bambini piccoli con un picco di prevalenza del 2-3% nel primo anno di vita, mentre nei neonati allattati al seno materno insorge a causa del passaggio di queste sostanze dalla dieta materna al latte. In caso di diagnosi accertata con esami specifici per le IgE specifiche o un prick test cutaneo da eseguirsi non prima dei 3 mesi, occorre eliminare dalla dieta le proteine da latte vaccino e, a seconda dell'eta' del bambino, della sintomatologia e dell'eventuale presenza di altre allergie alimentari, introdurre una formula sostitutiva estensivamente idrolizzata (Ens), con idrolizzati di caseina o di proteine del siero quale una fonte di azoto utile a ridurre il carico antigenico, e una miscela di carboidrati a base di malto destrine altamente digeribili per risolvere gli episodi di rigurgito senza lattosio e evitare le intolleranze secondarie".
La dieta di esclusione con l'impiego di una formula terapeutica che va scelta anche in base al residuo potenziale allergenico, alla composizione della formula, ai costi, alla disponibilita', al gradimento del bambino e all'efficacia, "e' indicata almeno per 6 mesi o fino all'eta' di 9-12 mesi. I bambini con reazioni immediate gravi, IgE mediate, devono rimanere in dieta di esclusione per 12 o anche 18 mesi prima di riprendere un'alimentazione normale previa ripetizione del test per le IgE specifiche".
(Wel/ Dire)