(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 ott. - "Abbiamo un finanziamento annuo per il Servizio sanitario regionale di circa 10 miliardi di euro, a questo si aggiunge un ulteriore finanziamento che deriva dall'aumento dell'Irap e dell'Irpef ai massimi livelli nazionali. A fronte di cio', i costi che arrivano alle strutture convenzionate ed equiparate di fatto consentono di coprire solo il 50% di quella che e' la tariffa sostenuta". Lo spiega all'agenzia Dire (in una videointervista) Antonino Salvia, direttore sanitario dell'Ircss Fondazione Santa Lucia ed esponente del Forum ex articolo 26.
"Oggi una prestazione che viene remunerata 100 di fatto viene a costare 200, una situazione insostenibile per una struttura che ha solo questa forma di finanziamento- prosegue il dirigente- diverso e' invece il concetto del pubblico, che riesce ad avere finanziamenti aggiuntivi e quindi i cosiddetti ripiani che per legge non dovrebbero esserci ma che tutti gli anni di fatto si verificano".
Le strutture ex articolo 26 sono "di fatto, ma solo in ordine temporale, l'ultimo anello di una catena importante per l'intero percorso assistenziale. Il privato convenzionato sostituisce in maniera importante e con ottimi risultati- precisa Salvia- un buco nel percorso assistenziale dei pazienti che necessitano di bisogni di cura, ma oggi soffre il problema di uno scarso finanziamento per le attivita' che svolge".
Una soluzione possibile sarebbe quella di incrementare un'attivita' di rete ottimizzando le risorse: "Sono assolutamente convinto che in sanita' ci sono grossi sprechi e buchi neri- continua il direttore dell'Irccs Santa Lucia- mi risulta pero' difficile pensare che questo disavanzo sia realizzato da strutture convenzionate. Sappiamo bene che il grosso disavanzo e' prodotto da strutture a gestione diretta della Usl che non riescono a sostenere con le proprie risorse le attivita' assistenziali e di conseguenza necessitano ogni anno di un ripiano dei debiti".
Un primo passo sarebbe dunque "riuscire a ottimizzare i costi, cosa che le strutture pubbliche non riescono a fare o comunque non lo fanno bene come le strutture private". Il secondo passo consisterebbe nel "realizzare una rete assistenziale e il terzo nell'utilizzare le strutture ex articolo 26 per quello che dovrebbero essere e non un surrogato delle strutture socio assistenziali. Il grande problema sia a livello regionale che del centro sud Italia e' che il territorio non risponde a problemi di tipo socio assistenziali- conclude Salvia- e molto spesso queste attivita' vengono prese in carico dalle strutture ex articolo 26, che evidentemente dovrebbero fare altro".
Qui tutte le video interviste: http://www.dire.it/home/4684-forum-ex-articolo-26-roma.dire (Wel/ Dire)