(DIRE) Roma, 9 nov. - Soleterre interviene anche in Italia: servono subito risorse economiche per non chiudere le porte ai bambini malati di cancro. Domani parte la campagna di raccolta fondi 'Grande contro il cancro' sostenuta anche dal presidente della commissione Igiene e Sanita' del Senato, Emilia Grazia De Biasi.
In Italia e' in costante crescita il numero di bambini ricoverati per un tumore (dal 2% nel 1999 all'8% nel 2008) le cui famiglie provengono da Paesi dove le possibilita' di guarigione e la cultura di vita e' differente rispetto a quella italiana. Un fenomeno che e' sottostimato perche' il dato dei bambini stranieri di seconda generazione, come da rapporto Airtum 2012 sui tumori infantili, e' aggregato a quello dei bambini italiani. Un numero che aumenta ancora se si considerano, oltre ai ricoveri, i dati di coloro che affrontano le cure in regime di day hospital portando la percentuale di bambini stranieri, in alcuni ospedali del nord, a oltre il 50% dei bambini curati.
Il 40% dei pazienti proviene da paesi extra Unione Europea, tra i principali Albania, Paesi dell'ex-Jugoslavia e Ucraina. Il 26% da paesi dell'Unione Europea, tra i principali Romania, Germania e Grecia. Il 13% da paesi dell'America Latina, tra i principali Venezuela ed Ecuador. Un 11% proviene dall'Africa (tra i principali Marocco e Libia) e il 10% dall'Asia (tra i principali Iraq). Negli ultimi anni il 59,4% dei bambini immigrati e' stato trattato nel nord Italia, soprattutto Lombardia, Piemonte e Veneto, il 32,6% nel centro Italia, soprattutto Toscana e Lazio, mentre solo l'8% in centri nel sud e isole.
Questi elementi ci dicono che nelle principali oncologie pediatriche del nord e' consistente la presenza di famiglie che hanno un portato culturale differente da quello dello staff ospitante. Questo rende necessaria la presenza di mediatori culturali, persone formate per favorire la comprensione linguistica e culturale durante la cura, dalla comunicazione della diagnosi all'informazione sugli effetti collaterali. I bambini fuggono da paesi in cui i tassi di sopravvivenza sono spesso inferiori al 50% (meno del 10% in Africa) per raggiungere l'Italia in cui i tassi di sopravvivenza dei bambini sono superiori al 70%. Oggi, in una societa' multietnica, e' impossibile affrontare il tema dell'accoglienza senza comprendere a fondo quali siano queste culture di provenienza.
Nonostante questo "in molti dei principali ospedali italiani del Nord, il sostegno psicologico in oncologia pediatrica e' affidato a psicologi precari con contratti a termine a poco piu' di mille euro lordi al mese, si tagliano i mediatori culturali per mancanza di fondi e sostanzialmente non si e' in grado nemmeno di parlare la lingua delle persone che si recano in ospedale con un bambino malato di tumore. Si dimentica che per l'Organizzazione mondiale della sanita' la salute comprende la componente fisica e psichica e che gli psicologi sono parte integrante della cura. In alcuni casi la soluzione sembrerebbe chiedere alle infermiere di fungere da mediatrici, senza considerare il loro carico di stress emotivo. In Italia, una situazione da terzo mondo", dichiara Damiano Rizzi presidente di Soleterre.
Una ricerca internazionale condotta proprio da Soleterre in Italia e in 4 paesi di emigrazione sanitaria verso l'Italia (Costa d'Avorio, India, Marocco e Ucraina), attraverso la somministrazione di un questionario composto da 17 domande (validato dal Comitato di bioetica del policlinico San Matteo di Pavia) ha raccolto il significato semantico, lessicale e pragmatico dell'accoglienza. I dati hanno mostrato ad esempio che per l'Ucraina, da cui proviene quasi il 40% degli extracomunitari accolti, la gran parte dei genitori provengono da zone rurali (distanza media dall'ospedale di 444 chilometri) e si trovano senza soldi (per il 77% di loro il costo della vita nella citta' di ricovero e' di molto superiore a quello del paese di provenienza). Accoglienza per loro significa 'essere considerati' (per il 29% accoglienza e' uguale ad 'atteggiamento benevolo del personale sanitario', 'informazioni' per il 15% e 'gentilezza' per il 12%). I dati completi della ricerca saranno presentati sul sito dedicato www.grandecontroilcancro.org dal 10 al 30 novembre nel corso della campagna 'Grande contro il cancro' che dal 2010 mira a reperire risorse economiche per accogliere e curare oltre 8.000 bambini malati di cancro in Italia e in 4 paesi di emigrazione sanitaria verso l'Italia all'interno del Programma internazionale per l'oncologia pediatrica (Piop) di Soleterre. Soleterre garantisce accesso alle cure tramite fondi d'emergenza, medicinali e lo sviluppo di piani per l'accesso all'informazione e a una diagnosi tempestiva, attraverso cui i bambini malati si possano salvare. In Italia interviene nella Struttura complessa di chirurgia pediatrica della fondazione Irccs policlinico San Matteo di Pavia che accoglie anche tutti i piccoli pazienti oncologici che necessitano di un intervento reperendo risorse per garantire la presenza di uno psicologo e la preparazione di materiali a supporto delle famiglie, sia italiane che straniere, accoglienza e informazioni sulla base anche delle diversita' culturali che sottendono modi diversi di intendere la cura e il rapporto con le istituzioni sanitarie.
Fino al 30 novembre sara' possibile sostenere la campagna di Soleterre con l'invio di un sms al numero 45596 oppure con una chiamata al 45596 da rete fissa.
"I diritti dei bambini- dichiara Emilia Grazia De Biasi presidente 12esima commissione Igiene e Sanita' del Senato- sono diritti umani universali, ma non per tutti i bambini e' un diritto affermato. La salute e' un diritto negato per molti, troppi minori nel mondo. Non possiamo restare indifferenti, dobbiamo agire. Per questo sostengo la campagna di Soleterre: ogni bambino malato di cancro e non curato pesa sulla nostra coscienza. Sappiamo quanto sia grande la disperazione delle famiglie di fronte al male, e quanto sia piu' insopportabile per le persone straniere nel nostro Paese. La difficolta' di accesso alle cure si somma a quella nella comunicazione. Occorrono mediatori culturali, serve il rispetto della professionalita' del mondo infermieristico, bisogna saper valorizzare le differenze. Ma soprattutto dobbiamo lasciare il diritto ad essere bambini, e non prematuramente adulti, caricati anche della mediazione linguistica, oltre che della malattia. Servono leggi, regolamenti, ricerca biomedica, umanita'. Serve la responsabilita' sociale di tutti noi per salvare vite piccolissime e dare loro speranza e futuro".
(Wel/ Dire)