84MILA IN CURA, E DISPONIBILI METÀ DEI 529 POSTI LETTO PREVISTI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 mar. - La commissione Salute mentale dell'Ordine provinciale di Roma dei medici-chirurghi e degli odontoiatri, insieme alla Societa' di psichiatria italiana, lancia l'allarme sulla situazione dei presidi dedicati alla salute mentale nel Lazio. Qui, come in altre regioni commissariate, "l'aumentata richiesta di cure- si legge in una nota- non ha corrisposto a un incremento del personale, ostacolando quindi a possibilita' di dare risposte tempestive e adeguate a tutti".
I centri di salute mentale - rileva la commissione - si sono depauperati di personale sia per pensionamenti sia per la ridistribuzione su altri servizi. La crescente carenza di organico ha lasciato sguarniti in particolare i fronti della prevenzione e delle psicoterapie, con effetti negativi in segmenti delicati come i disturbi correlati all'invecchiamento della popolazione, l'aiuto alle donne durante i cicli della loro vita e nelle psicosi post-partum, le problematiche sociali e l'aumento del rischio di suicidi, la doppia diagnosi su malattie mentali e tossicodipendenze, i disturbi del comportamento alimentare. I dati esistenti evidenziano che il 38,2% della popolazione italiana e' sofferente sul versante della salute mentale, con pesantissime ricadute sulle famiglie. Nel Lazio i pazienti in cura sono 84mila: il personale previsto e' di 3.600 unita' ma in servizio ce ne sono soltanto 2.500, tra cui molti precari. I presidi del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) prevedono 529 posti-letto ma quelli effettivi sono circa la meta': 286.
In questo contesto, dice ancora l'Omceo Roma, gli psichiatri si devono far carico anche dei pazienti in uscita dagli ospedali psichiatrici giudiziari (opg) e della medicina penitenziaria.
Nella neuropsichiatria infantile la situazione non e' diversa, con sovraccarico di richieste e risposte insufficienti non solo sulla presa in carico ma anche nella tempestivita' e nell'appropriatezza; in tutto il Lazio esistono solo due centri diurni e nessuna comunita' terapeutica, non sono stati mai realizzati gli 8 posti letto per acuti e i team multidisciplinari previsti per adolescenti con profilo psicopatologico grave.
"Cio' nonostante, a Roma e provincia si riescono a tenere aperti 12 ore i csm, garantendo il 118 psichiatrico, le visite domiciliari e ambulatoriali, la riabilitazione, la risocializzazione, l'avvio al lavoro di pazienti gravi- chiarisce Rosa Maria Scalise, coordinatrice della commissione Salute mentale dell'Ordine- Ma rischiamo di tornare indietro e di trasformarci in dispensatori solo di farmaci, invece di poter curare con tutti gli strumenti che abbiamo e con personale adeguato. Cosi' non e' possibile erogare prevenzione e salute. I magistrati ci chiedono di ottemperare alla legge sulla chiusura degli opg entro il 31 marzo 2013 con la presa in carico di pazienti internati e progetti personalizzati, ma le Regioni non hanno provveduto all'assunzione di personale e quello in servizio risponde in prima persona del mancato adempimento. Per questo lanciamo l'allarme, cosi' come gia' fatto dai direttori dei dipartimenti di Salute mentale al prefetto di Roma, rimasto finora senza risposte politiche".
(Wel/ Dire)