'NON ESISTE UNA SOGLIA DI CONSUMO SICURO'. CAMPAGNA PREVENZIONE MINISTERO-DIREGIOVANI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 22 mag. - Da giovanissimi l'organismo non e' in grado di digerire l'alcol perche' manca l'ADH (alcol deidrogenasi), l'enzima che permette la metabolizzazione dell'alcol in circolo nell'organismo e la cui efficacia si manifesta completamente solo intorno ai 21 anni.
Quindi, fino a 21 anni non si deve bere. Dopo questa eta' vale invece la regola 0-1-2: per portare a zero un bicchiere di bevande alcoliche bisogna attendere almeno 2 ore.
Per spiegare agli adolescenti i rischi connessi all'uso e abuso di sostanze alcoliche, all'interno della campagna di comunicazione contro l'abuso di alcol 'La vita e' sempre una.
Anche se hai bevuto' realizzata dal ministero della Salute, Diregiovani.it promuove l'iniziativa 'Non perderti in un bicchiere!' con l'obiettivo di sensibilizzarli e informarli sugli effetti prodotti dal consumo di alcol. Cosa sono le soglie di consumo alcolico? In base alle evidenze disponibili, non e' possibile definire una soglia di consumo alcolico sicuro ne' tanto meno raccomandabile a livello di popolazione. Dal punto di vista della sanita' pubblica, e' opportuno cercare di stabilire soglie di consumo, differenziate per categorie e modalita' di assunzione, che comportino un impatto sulla salute non sfavorevole o comunque modesto. Le ricerche epidemiologiche ed i sistemi di sorveglianza possono cosi' calibrare i propri strumenti di indagine (questionari, piani di analisi, elaborazioni statistiche) al fine di studiare e monitorare, in modo il piu' possibile contestualizzato, i comportamenti che costituiscono un maggior rischio per la salute. Un modello valido di questo approccio sono le Australian guidelines to reduce health risks from drinking alcohol, elaborate da una commissione multidisciplinare, che ha definito tali soglie usando come criterio principale la probabilita' di morte nell'arco della vita, dovuta al consumo alcolico. La commissione ha giudicato accettabile un valore inferiore all'1%, argomentando che la soglia e' stata posta ad un livello relativamente elevato, perche' si tratta di un comportamento scelto volontariamente dalle persone, e non imposto dall'esterno. Per fare un paragone, il rischio cumulativo di morire in un incidente del traffico per un guidatore che percorre circa 15.000 Km all'anno negli USA e' stato calcolato intorno all'1,5%. Si puo' aggiungere che altre componenti nutrizionali, presenti nell'alimentazione quotidiana nei paesi sviluppati (grassi saturi, carni rossi e conservate, ecc.), provocano per esposizione cronica l'insorgenza di malattie cardiovascolari e tumori, a partire da quantita' giornaliere molto limitate, per cui anche livelli di consumo modesti comportano un apprezzabile rischio per la salute.Poiche' la completa abolizione dalla dieta di tali alimenti appare irrealistica, si pone anche per essi il problema di una definizione di soglie di rischio.
Il concetto di rischio accettabile serve, quindi, a formulare indicazioni di massima per il comportamento delle persone, rendendole piu' consapevoli dei rischi che corrono, tenendo presente che a livello individuale le probabilita' di subire effetti dannosi, a parita' di consumo, possono variare anche molto e che le persone possono avere una diversa percezione della gravita' delle conseguenze dei propri comportamenti sulla salute.4 Ai fini della sorveglianza, questa variabilita' individuale ha minore importanza, perche' l'obiettivo non e' misurare accuratamente l'entita' complessiva del rischio, bensi' ottenere una stima (anche approssimativa, ma riproducibile e confrontabile) della diffusione dei comportamenti a maggior rischio nella popolazione. La commissione australiana riconosce esplicitamente aspetti opinabili nelle procedure adottate per la valutazione del rischio, ad esempio l'aver escluso dai calcoli il possibile effetto protettivo di un consumo alcolico moderato sulla mortalita'.
Per alcune situazioni, le soglie di consumo sono state stabilite adottando criteri diversi dalla probabilita' di morte della persona che assume alcol, ad esempio il rischio di provocare danni a terzi ed alla societa' (piu' difficili da quantificare), o il rischio complessivo di eventi sfavorevoli (lesioni, ospedalizzazione, ecc.) indipendentemente dalla mortalita'. A tal proposito, va ribadito che ogni decisione su una materia cosi' complessa deve necessariamente basarsi su un compromesso tra esigenze e considerazioni contrastanti ed ha percio' una componente di discrezionalita'. Il pregio di queste linee guida e' che la procedura di elaborazione e' documentata, razionale e trasparente, per cui le raccomandazioni possono essere analizzate, criticate ed eventualmente rielaborate per adattarle ad altri contesti. Le conclusioni a cui giungono le LLGG australiane sono in gran parte sovrapponibili a quelle di altre istituzioni sanitarie (ad es. CDC) anche se non del tutto coincidenti, ad esempio riguardo alle soglie per definire il consumo a rischio nei due sessi. A tal proposito si puo' osservare che la scelta dei valori soglia da adottare per un sistema di sorveglianza, come Passi, deve tener conto anche della confrontabilita' dei risultati, con altri paesi e con i dati raccolti in passato. Per ulteriori informazioni: http://www.epicentro.iss.it/passi/rapporto2011/indicatori%20alcol/ IndicatoriAlcol2011_sezI.pdf (Wel/ Dire)