"ESISTONO TERAPIE MIRATE MA ADOZIONE FRENATA DA BUDGET RIDOTTI".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 8 mag. - Pazienti all'oscuro, poco informati, non resi consapevoli delle cure disponibili, e budget ristretti a disposizione di farmacisti ospedalieri ed oncologi che limitano l'adozione di terapie mirate, spesso 'salvavita'. Questo lo spaccato che emerge dallo studio realizzato dal Centro studi Sic 'Sanita' in cifre' di FederAnziani, sul trattamento del cancro al colon retto metastatico nelle strutture sanitarie in Italia.
La ricerca si e' concentrata sui nodi che impediscono la diffusione omogenea di terapie innovative su tutto il territorio nazionale, attraverso lo strumento del questionario rivolto a tre diversi target: pazienti affetti da metastasi derivanti dal cancro colorettale, medici specialisti oncologi e farmacisti ospedalieri prevalentemente appartenenti a strutture pubbliche.
La maggioranza degli oncologi intervistati (89%) afferma di aver rilevato stress organizzativi legati alla riduzione dei budget aziendali nell'ultimo anno. In questo scenario, un medico su cinque (18%) dichiara di avvertire pressione sulla scelta prescrittiva proprio in seguito alla scarsita' di risorse economiche, mentre per circa il 75% degli oncologi sono le linee guida regionali o locali ad esercitare una pressione sulla scelta prescrittiva. In ogni caso, praticamente tutti i medici (94%) non sono d'accordo con le limitazioni imposte.
Il 68% degli oncologi evidenzia, inoltre, di non aver sempre ricevuto il farmaco richiesto dalla farmacia, ritenendo nell'82% dei casi che la restrizione sia dovuta al contenimento del budget. Il 68% degli oncologi dichiara, invece, che non tutti i farmaci biologici sono sempre disponibili nella farmacia ospedaliera.
La netta maggioranza dei medici intervistati (76%) ritiene che le politiche economiche della struttura influenzeranno le sue scelte nel prossimo futuro in tema di comportamento prescrittivo.
Dalle interviste agli oncologi emerge anche che oltre il 35% delle strutture non fa profilazione tramite i test genetici del tumore al colon retto. I test genetici relativi al Kras, la' dove vengono prescritti, sono effettuati all'interno della struttura in cui opera il medico solo nel 38% dei casi, mentre nel restante 62% dei casi vengono effettuati in strutture esterne. Cio' comporta, da quanto emerge, forti differenze nella tempistica di refertazione: quando il test e' effettuato internamente nel 33% dei casi occorrono infatti piu' di 15 giorni, mentre quanto il test e' effettuato in strutture esterne si superano i 15 giorni in ben il 47% dei casi. La maggioranza di oncologi (76%) dichiara inadeguata l'organizzazione della struttura ospedaliera per l'ottenimento dei risultati del Kras in tempi consoni e l'84% di loro ritiene che il tempo di attesa per i loro risultati abbia influenzato la sua scelta terapeutica.
Molti medici (30%) ritengono, inoltre, che il paziente non venga coinvolto nella scelta terapeutica e quasi 3 medici su 4 (il 73%) dichiarano che il paziente viene informato poco o niente sul proprio percorso diagnostico terapeutico.
Anche le risposte dei farmacisti ospedalieri evidenziano limitazioni sull'opzione terapeutica dovute a limiti di budget. Il 22% dei farmacisti riscontra infatti difficolta' ad acquisire farmaci biologici rispetto ad altri farmaci, perche' i farmaci biologici costano molto e gli amministratori sono cauti nel loro acquisto. Piu' della meta' dei farmacisti intervistati (62%) non sempre riesce a fornire con regolarita' il farmaco biologico richiesto dal medico specialista oncologo.
Il problema principale (32%) e' da ricondurre al ridotto budget e al contenimento dei costi, con particolare rilevanza nelle strutture del Nord Italia. L'82% dei farmacisti ritiene che il contenimento dei costi e le misure di risparmio sanitario influenzeranno l'attivita' e la scelta prescrittiva dei farmaci all'interno della struttura in cui opera.
I pazienti intervistati riferiscono lo scarso coinvolgimento nella decisione e gestione del programma terapeutico, derivante da inadeguato rapporto di informazione medico-paziente. Piu' della meta' del campione (53%) non e' stato coinvolto nella scelta della terapia, anche se la maggior parte degli intervistati avrebbe voluto esserlo.
Alla domanda "Hai mai sentito parlare delle terapie personalizzate?" solo 1 paziente su 5 (il 20%), risponde di si', mentre ben il 70% di loro non e' a conoscenza dell'esistenza di test che permettono di personalizzare la terapia e scegliere il farmaco piu' adatto, spesso 'salvavita'. Diverse le risposte che rilevano uno scarso grado di conoscenza dei pazienti sulle opportunita' terapeutiche. Il 75% degli intervistati non sa che il tessuto biologico ricavato dalla biopsia e' di sua esclusiva proprieta' e che puo' richiederlo in ogni momento per poter effettuare ulteriori test. La maggior parte dei pazienti (64%) inoltre non e' consapevole delle disparita' regionali nell'accesso alle terapie oncologiche, ma molti (62%) sarebbero pronti a spostarsi in un'altra Regione se venissero a sapere che li' sono disponibili terapie diverse e potenzialmente piu' efficaci.
(Wel/ Dire)