LUSENTI: SCELTI BISOGNI PIU' IMPELLENTI E AREE DA PRIVILEGIARE
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 giu. - Per arrivare a un equilibrio economico-finanziario nel settore sanitario, la Regione Emilia-Romagna dovra' trovare nel corso del 2013 circa 260 milioni di euro, senza ridurre quantita' e qualita' dei servizi. Lo ha detto l'assessore regionale alle Politiche per la salute Carlo Lusenti, durante la conferenza di presentazione delle indicazione attuative del Piano sociale sanitario 2013-2014. L'Assemblea legislativa di viale Aldo Moro ha infatti approvato le indicazioni, gli obiettivi e i criteri di ripartizione del Fondo sociale regionale. Si tratta di una proroga del precedente Piano (2008-2010), aggiornato individuando "i bisogni piu' impellenti e le aree di intervento da privilegiare per rilanciare l'impegno per un welfare piu' adeguato". Quel che emerge, e' una riduzione delle risorse del Fondo sanitario di 81 milioni di euro, a fronte di un aumento dei costi dei fattori produttivi (farmaci, beni e servizi che si adeguano ai prezzi di mercato) di circa 120 milioni di euro.
Meno risorse e aumento di questi costi costringono dunque la Regione a mettere in campo politiche ad hoc per trovare i 260 milioni mancanti. Quali? "Ad esempio- spiega Lusenti- sono stati sottoscritti accordi specifici con l'Associazione italiana ospedalita' privata (Aiop) per un riduzione del budget 2013, ma anche con i titolari delle convenzioni (per lo piu' medici di medicina generale) per una maggiore appropriatezza prescrittiva di farmaci generici e della diagnostica pesante, per quanto riguarda le patologie delle ossa e dei muscoli". In pratica, ai medici viene chiesto di pensarci due volte prima di prescrivere i farmaci o di far fare esami radiologici come le Tac, che hanno un costo elevato.
"Stiamo gia' lavorando per trovare le risorse mancanti- ha aggiunto l'assessore- e a luglio sapremo se siamo in media, ovvero se avremo recuperato circa 130 milioni di euro nel primo semestre". La particolare situazione economica (e' la prima volta dagli anni '70 che vengono ridotte le risorse del Fondo sanitario regionale), si aggiunge poi al raggiungimento dell'obiettivo dei 3,7 posti letto per ogni 1.000 abitanti nella sanita' pubblica, parametro "ancora lontano, visto che in Emilia-Romagna siamo sopra i quattro per 1.000", prosegue Lusenti. Come fare dunque a garantire servizi e cure adeguate, tagliando i posti letto e riducendo le risorse? Tra le indicazioni, spunta fuori l'ipotesi di creare "strutture sanitarie territoriali intermedie", ovvero "ospedali di prossimita' o comunita', dove ci saranno posti letto residenziali che forniscono assistenza rispetto a patologie che hanno la necessita' di essere trattate vicino al domicilio del paziente".
Lusenti prende ad esempio un anziano di 80 anni che soffre di broncocreumopatia ostruttiva cronica: "Se questo signore avra' una ricaduta o subira' un episodio acuto non dovra' necessariamente spostarsi di chilometri per essere ricoverato in una struttura ospedaliera, ma potra' essere curato e assistito in strutture vicino casa, seguito da personale che non dovra' cercare precedenti clinici altrove, perche' avra' sotto controllo la situazione del paziente". La particolarita' di queste strutture e' che i posti letto non rientreranno nel conteggio dei 3,7 per 1.000 abitanti. Ecco dunque che "il paziente non notera' alcuna differenza negativa, e la Regione fara' passi in avanti per il raggiungimento dell'obiettivo nazionale", sostituendo i posti negli ospedali con quelli delle strutture intermedie. A Bologna gli ospedali di prossimita' o comunita' ancora non ci sono, ma "ci sono a Forli', a Padova e altrove". (Dires - Redattore Sociale) (Wel/ Dire)