'SENZA ALCUNA DISCRIMINAZIONE IN CAMPO MEDICO E PARAMEDICO'
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 12 giu. - "E' necessario dare piena attuazione al diritto all'obiezione di coscienza in campo medico-sanitario e garantire la sua completa attuazione senza alcuna discriminazione, in linea con la nostra Costituzione e come prevede la stessa legge 194. Recentemente il Comitato Nazionale per la Bioetica ha parlato di diritto all'obiezione di coscienza, come diritto 'sostenibile', che va esercitato attraverso idonee misure che: garantiscano l'erogazione dei servizi previsti dalla legge; evitino la discriminazione tanto degli obiettori quanto dei non obiettori; accertino che il personale che si avvale del diritto all'obiezione non svolga attivita' non compatibili con tale scelta". Cosi' afferma l'onorevole Paola Binetti (Scelta Civica-Unione di Centro), nella discussione generale alla Camera relativa alle mozioni sull'obiezione di coscienza.
"E' necessario- continua l'esponente centrista- prevedere adeguati strumenti per il coinvolgimento degli obiettori di coscienza nelle attivita' di prevenzione dell'aborto, anche attraverso un rilancio dei consultori, di cui parla la 194, che assegna loro specifici compiti proprio in termini di prevenzione e di tutela della maternita'. L'attuazione della legge va considerata a 360°. Non possiamo dimenticare infatti che e' nata come legge di prevenzione dell'aborto e di contrasto agli aborti clandestini".
"La maggioranza delle mozioni presentate oggi in Aula- spiega Paola Binetti- sono sostanzialmente a favore del diritto all'obiezione di coscienza e non potrebbe essere altrimenti, posto che si tratta di un diritto di rango costituzionale. Ma come accade in alcune mozioni, a cominciare da quella di Sel e nell'apparente paradosso delle due mozioni presentate dallo stesso gruppo UdC-Scelta Civica, sembra prevalere il timore che la scarsa attuazione della 194 dipenda dall'eccesso di medici obiettori.
In realta' - prosegue Paola Binetti- dai dati che si possono evincere dall'ultima relazione presentata dal ministero della Salute nel novembre 2012 - emerge che il vero problema non sono i medici obiettori ma i modelli organizzativi delle diverse aziende ospedaliere. Dove i servizi sono ben organizzati, infatti, oltre il 95% delle donne che chiedono di abortire possono farlo nei tempi previsti. Diverso e' il discorso degli aborti delle immigrate, perche' pur essendo possibili a norma di legge, investono forti paure: la paura di dover uscire dal proprio stato di clandestinita' o la paura di essere licenziate".
"Si puo' attuare la 194- sottolinea la deputata- ma si deve migliorare l'applicazione attuando prima di tutto quelle politiche sociali di contrasto alla poverta' e di tutela del rapporto di lavoro delle donne, in modo che le donne non si debbano trovare a prendere decisioni difficili perche' prive delle tutele socio-professionali. Il vero scandalo- conclude- restano le dimissioni in bianco chieste alle donne per dissuaderle ad avere un figlio!" (Wel/ Dire)