(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 5 giu. - Un gruppo di ricerca internazionale che vede coinvolto anche l'Istituto di farmacologia della facolta' di Medicina e Chirurgia 'Agostino Gemelli' dell'universita' Cattolica di Roma ha scoperto che l'uso prolungato di certi antidolorifici della famiglia dei fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) e' associato a un aumento di circa un terzo del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari. Alcuni dei principi attivi legati a tale rischio sono il diclofenac e l'ibuprofene, mentre il naprossene non aumenta tale rischio, probabilmente perche' ha effetti protettivi che contrastano la potenziale cardiotossicita'.
Sono i risultati di una importante meta-analisi realizzata da ricercatori del Mrc clinical trial service unit & Epidemiological studies unit presso la University of Oxford diretti dal professor Colin Baigent, in collaborazione con il professor Carlo Patrono, ordinario di Farmacologia all'universita' Cattolica di Roma e finanziata dal Medical research council e dalla British heart foundation. La ricerca e' stata pubblicata sulla prestigiosa rivista 'The lancet' e suggerisce che la scelta di una terapia di lunga durata con fans debba essere fatta in modo ragionato, scegliendo l'antidolorifico giusto, soprattutto se il paziente e' gia' a rischio cardiovascolare, e informando adeguatamente il paziente circa i potenziali rischi legati a questi farmaci.
I ricercatori hanno considerato i risultati di 639 trial clinici per un totale di oltre 300 mila persone coinvolte e analizzato i dati dei singoli pazienti al fine di predire gli effetti avversi dei fans. Per questi e' emerso un rischio piu' elevato di complicanze vascolari, soprattutto a livello cardiaco, e un rischio da 2 a 4 volte superiore di emorragia gastrointestinale, che tuttavia raramente risulta fatale. Si calcola che per ogni 1.000 soggetti trattati in questo modo si verificano tre infarti in piu' di cui uno con esito fatale.
(Wel/ Dire)