NAS: IPOTIZZABILI REATI DI LESIONI GRAVISSIME E TRUFFA.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 23 gen. - Il 43% dei parti cesarei per posizione anomala del feto e' inappropriato: i dati contenuti nelle cartelle cliniche non risultano coerenti con le informazioni contenute nelle 'Sdo', le schede di dimissione ospedaliera per quanto riguarda le diagnosi di 'posizione e presentazione anomala del feto'. Di questi, il 78% lo e' tale per la Sicilia, il 74% per le Marche, il 56% per la Puglia. Nel Lazio la non corrispondenza riguarda il 44%, stesso dato della Lombardia. Meglio in Liguria, Veneto, nella provincia autonoma di Trento, dove risulta appropriato il 100% di questo tipo di cesarei. Sono questi alcuni dei dati, riferiti al 2010 emersi dall'indagine del ministero della Salute sui 'problemi di validita' delle informazioni contenute nelle Sdo con procedura di parto cesareo' presentata presso la sede di Lungotevere Ripa.
Dati importanti, o meglio, "preoccupanti" come li ha definiti il ministro Renato Balduzzi.
Tutto nasce dalla segnalazione effettuata dall'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ha segnalato questi problemi ad alcune regioni, e per conoscenza al ministero della Salute. Il fenomeno interessava in particolare la Campania, meno Lazio, Basilicata, Puglia e Sicilia. La condizione posizione anomala del feto, associata al cesareo, ha una frequenza nazionale pari all'8% circa. In alcune strutture e' risultata fortemente rappresentata raggiungendo valori superiori al 20% e in qualche caso anche al 50%. Si tratta di valori definiti, nell'indagine, "incompatibili con la distribuzione di questa condizione al parto nella popolazione e ha fatto nascere il sospetto di una utilizzazione opportunistica di questa codifica non basata su reali condizioni cliniche". Quindi, la scelta del cesareo piuttosto che del naturale senza condizioni cliniche reali. "Il servizio sanitario nazionale ha gli strumenti per conoscere e intervenire. Dopo l'allarme lanciato dall'Agenas, il ministero, avvalendosi del contribuitto dei Nas ha potuto avviare questa indagine a campione con un campionato serio ed equlibrato le cui prime risultanze sono un campanello d'allarme. Questo e' un forte campanello d'allarme, i dati ci dicono che ci sono comportamenti opportunistici sui quali bisogna intervenire. I risultati sono preoccupanti, serve un intervento ulteriore". Non e', per Balduzzi, un problema "soltanto di costi". Si parla di "80-85 milioni all'anno di sprechi in senso stretto". C'e' soprattutto, per il ministro, "il problema della tutela della salute. L'inappropriatezza del cesareo e' qualcosa che va ad incidere pesantemente sulla salute delle donne e, anche, sulla salute dei neonati. Bisogna intervenire".
Presente alla conferenza il generale del Nas, Cosimo Piccinno, il quale, sottolineando che serviranno probabilmente ulteriori verifiche che porteranno ad ascoltare delle mamme, ha spiegato che i reati ipotizzabili per la non corrispondenza dei dati delle diagnosi per parto cesareo tra Sdo e cartelle, vanno da lesioni personali, lesioni personali gravi alla truffa al sistema sanitario. Le cartelle cliniche "saranno trasmesse alle procure", ha ricordato il generale, tra i reati da inserire c'e' anche quello del falso in atto pubblico visto che la cartella clinica e' un atto pubblico ed e' realizzata da ufficiali pubblici".
Con i Nas e' stata quindi realizzata questa indagine: "A fronte dell'8% nazionale- ha detto ancora Balduzzi- in alcune strutture arrivi al 40, 50% e in quelle dove potevi sospettare ci fosse maggiore inappropriatezza". I dati di cui oggi il ministero dispone "ci dicono che ci sono probabilmente dei comportamenti opportunistici sui quali bisogna intervenire".
Il ministero ha attivato una azione di controllo campionato verificando se le informazioni contenute nelle Sdo corrispondessero alla documentazione presente nella cartella clinica. Secondo la normativa vigente le Sdo costituiscono parte integrante della cartella clinica e quindi devono contenere informazioni veritiere e documentate clinicamente. Alla fine l'indagine ha riguardato 3.273 cartelle cliniche distribuite in 78 strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate. Le cartelle sono state acquisite dai Nas e trasmesse al ministero che ha provveduto alla verifica della corrispondenza tra le informazioni nelle Sdo e le informazioni nelle cartelle cliniche.
Per quanto riguarda i risultati, sono state esaminate 1.117 cartelle, il 34% del campione da esaminare, provenienti da 32 strutture collocate in 19 regioni. Detto del 43%, la rilevazione della discordanza ha, come causa, in parte la non corrispondenza di quanto riportato nella cartella clinica con quanto e' invece nella Sdo. In parte, pero', anche dalla "sorprendente assenza di documentazione" in cartella che e' un fenomeno presente nelle strutture di 12 regioni (in 5 di queste e' la causa principale della discordanza Sdo-cartella clinica). Capitolo costi. Un ricovero ospedaliero per parto naturale, in regime ordinario con degenza superiore ad 1 giorno, ha una tariffa pari a 1.318,64 euro. La stessa tipologia di ricovero per un parto cesareo ha invece come costi 2.457,72 euro. L'impegno di spesa definito "non necessario", quindi, e' pari a 1.139,80 euro. In totale, nel 2010 ci sono stati 482.195 parti tra naturali e primi cesarei. Quelli con diagnosi di posizione anomala del feto, sul totale dei parti, sono stati il 7,67%, percentuale poco piu' alta di quella dei primi parti cesarei con diagnosi di posizione anomala, pari al 7,39%. Infine, per quanto riguarda i primi parti cesarei sul totale, la percentuale e' pari al 29,31%.
(Wel/ Dire)