(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 gen. - Sciopero dei ginecologi il prossimo 12 febbraio. Per un giorno saranno bloccate le nascite programmate (fatte salve le emergenze).
L'astensione dal lavoro riguardera', oltre ai punti nascita ospedalieri del Ssn, anche i consultori familiari e gli ambulatori ostetrici extraospedalieri.
È quanto hanno annunciato in una conferenza stampa le principali associazioni di categoria: Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), Societa' italiana di ginecologia (Sigo), Associazione ginecologi universitari (Agui), Federazione sindacale medici dirigenti (Fesmed), Associazione ginecologi territoriali (Agite), Societa' italiana di ecografia ostetrica e ginecologica e metodologie biofisiche (Sieog) e Associazione italiana di ostetricia (Aio). Che dicono: "Il 12 febbraio potrebbe essere il giorno nel quale, in futuro, si festeggeranno meno compleanni nell'anno", riferendosi alla data delo sciopero. Il primo a livello nazionale. Il 12 niente parti cesarei programmati e niente induzione di parti programmati, per un totale di circa 1.100 interventi stimati che dovranno essere rinviati o anticipati. Fatte salve le urgenze indifferibili, che saranno comunque garantite, il black out riguardera' anche l'attivita' dei consultori familiari e di tutti gli ambulatori ostetrici del territorio dove non verranno effettuati esami clinici, visite specialistiche ed ecografie. Al centro della polemica due motivazioni: i tagli della spending review e delle altre manovre finanziarie degli ultimi anni "che stanno mettendo in ginocchio l'assistenza sanitaria anche in settori chiave come quello del percorso nascita, impedendone anche la messa in sicurezza". C'e' poi sul banco anche "la crescita ormai incontrollata del contenzioso medico legale che sta ponendo in seria crisi il rapporto medico-paziente, con ricadute gravi per la dignita' e la serenita' professionale dei sanitari e costi crescenti per il Ssn a seguito del fenomeno della medicina-difensiva".
La scelta "estrema" e' stata adottata dai circa 15 mila operatori che lavorano nei reparti e nei servizi di ginecologia, e gia' comunicata al comitato di garanzia per gli scioperi nel settore pubblico. L'ultima arma da usare per cercare di smuovere l'opinione pubblica, le istituzioni e la politica.
I ginecologi fanno tre richieste rpecise a tutti i partiti impegnati nella prossima competizione elettorale di febbraio: la certezza del finanziamento per la sanita'; l'impegno ad applicare immediatamente la riforma dei punti nascita, approvata ormai due anni fa; la garanzia di misure cogenti sulla responsabilita' professionale in sanita'. E chiedono di contrastare "il bluff della malasanita'". Sono ormai migliaia, commentanto, le denunce contro i ginecologi e gli altri operatori. A fronte di un clamore mediatico straordinario al momento della denuncia, a conti fatti, spiegano i medici, "il 98,8% dei procedimenti presso 90 Procure italiane a carico di sanitari (di cui circa il 10% ginecologi) e' archiviato senza alcuna condanna per gli operatori (dati dell'indagine della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari del 21 dicembre 2011 a cui ha contribuito anche l'Aogoi). Purtroppo il decreto del ministro Balduzzi, recentemente convertito in legge e che contempla alcune norme specifiche sulla responsabilita' professionale, non ha offerto soluzioni. Le norme, come asseriscono gli stessi magistrati, sono sostanzialmente inutili, perche' non innovano in alcun modo l'attuale legislazione non tenendo conto della specificita' dell'atto medico e sanitario. La medicina non e' una scienza esatta ed esiste un'alea medica, ad intendere quel margine di rischio inevitabile in ogni atto medico, che deve essere considerata e protetta in sede giudiziaria". Il decreto non risolve nemmeno il problema "crescente dei costi proibitivi delle polizze assicurative visto che non c'e' obbligo per le Asl ad assicurarsi e a mettere in sicurezza, come piu' volte ribadito, i Punti nascita". Se non ci saranno reazioni politiche i medici si "dichiarano pronti a proclamare anche un altro sciopero: quello del voto alle prossime elezioni di febbraio, riconsegnando ai Comuni i certificati elettorali".
(Ami/ Dire)