LANARI: LEGISLAZIONE PERMETTE PARTO IN OSPEDALE IN ANONIMATO
(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 9 gen. - A fine dicembre una donna ha partorito un neonato in un fast food romano, poi abbandonato nella toilette. "Pur essendo biologicamente programmato per un'aspettativa di vita lunga, il neonato e' fragile. Il suo sistema di termoregolazione non e' in grado di sopportare basse temperature; la sua stabilita' metabolica e' condizionata da un frequente apporto di latte, possibilmente materno; il suo sistema immunitario e' immaturo e non gli consente di confrontarsi con situazioni di cattiva igiene, pena gravi infezioni, potenzialmente mortali. Ha fabbisogni particolari, quali la cura del moncone ombelicale. Deve dunque nascere in una struttura quale l'ospedale, che possa garantirgli tutto cio', assieme alle migliori cure per sua madre, che nel periodo del post-partum ha, lei pure fabbisogni speciali che non possono essere omessi, pena gravi rischi per la sua salute e per la vita stessa. Non si puo' nascere in un gabinetto". Lo scrive il direttore scientifico della rivista 'Conoscere per Crescere' della Societa' Italiana di Pediatria (Sip), Marcello Lanari, nell'editoriale del primo numero del 2013.
"Anni di lavoro in neonatologia ed in pediatria ed esperienza di numerosi episodi di abbandono di minori, condivisi con ostetriche, infermiere, assistenti sociali, famiglie mi ponevano in una situazione diversa dagli altri. In particolare- ha proseguito il pediatra- nei giudizi sulla madre, modulati dall'aver visto abissi di degrado e sofferenza di alcune donne, che non conoscono altre soluzioni se non quella dell'abbandono del proprio figlio o che, sin da bambine, non hanno potuto costruire il sentimento della maternita', che e' si' biologicamente innato, ma che va coltivato nel calore di una famiglia che ti permetta, giorno dopo giorno, di viverlo e strutturarlo". Ma quello che forse per la "prima volta mi sembrava cosi' evidente e mi colpiva era come nessuno dei presenti conoscesse la legislazione in merito alla possibilita' di una madre di partorire legalmente in ospedale- ha sottolineato il direttore- anche se clandestina, nell'anonimato, senza riconoscere il proprio figlio. Si', questo e' il principale problema: la mancata conoscenza".
Questa rivista viene distribuita in almeno 350.000 copie e lo "scopo di questo scritto vuole essere uno: diffondere correttamente l'informazione ad almeno 350.000 lettori e lettrici (sapendo purtroppo di arrivare con minor facilita' ai piu' probabili "interessati"), senza alcun orpello morale, del diritto di ogni donna di partorire nella sicurezza di un reparto di ostetricia, di usufruire della competenza di personale esperto a fornire le cure necessarie a lei ed al suo bambino nel periodo del parto e del puerperio e di rendere una scelta dolorosa, che presumibilmente la segnera' emotivamente per la vita, quale e' quella dell'abbandono del proprio figlio, piu' ponderata e consapevole possibile". In base al principio che tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono uguali davanti alla legge, anche "la madre che non riconosce il proprio figlio ha gli stessi diritti delle altre e deve avere le stesse opportunita'. Secondo il DPR 396/2000, art. 30, comma 2, le e' consentito di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell'ospedale dove e' nato, affinche' gli sia assicurata assistenza e tutela giuridica". La donna deve quindi essere "informata sui suoi diritti, tra i quali- ha aggiunto Lanari- vi e' quello di decidere entro 10 giorni dal parto il riconoscimento del neonato, tempo prorogabile ad un massimo di 60 giorni, previa richiesta al Tribunale per i Minorenni per particolari e gravi motivi e mantenendo una continuita' di relazione con il bambino".
Sono i servizi sociali locali incaricati dal Tribunale per i minorenni ad "informare la madre sulle norme del riconoscimento e sulle risorse di aiuto. In caso di non riconoscimento, il nome della madre e le notizie su di lei sono tutelate per legge dal segreto e nell'atto di nascita del bambino sara' scritto 'nato da donna che non consente di essere nominata'. In questo caso- prosegue l'editoriale della rivista edita dalla casa editrice medico scientifica Editeam - la dichiarazione di nascita sara' fatta dall'ostetrica, dal medico o da altra persona che abbia assistito al parto e tutti i pubblici incaricati e i professionisti coinvolti saranno vincolati strettamente al segreto d'ufficio e professionale". L'immediata segnalazione alla "Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni della situazione di abbandono del neonato non riconosciuto da luogo alla nomina di un tutore, solitamente l'Ente locale di nascita e permette l'avvio del procedimento di adottabilita' con sollecita individuazione di una coppia adottante idonea. Al neonato sara' cosi' garantito il diritto ad essere allevato ed educato in una famiglia e ad assumere lo status di figlio legittimo dei genitori che lo hanno adottato (Rif. Ministero della Salute - Salute delle Donne - Parto in anonimato)".
Certo la madre del fast food romano "non ha avuto da nessuno queste informazioni, neppure che esiste nella stessa Roma, presso l'Ospedale Casilino, un luogo protetto dove abbandonare il neonato. Rischia complicanze post-partum potenzialmente mortali. Ha messo a rischio l'incolumita' e la vita di suo figlio e pertanto le verra' addebitata l'accusa di abbandono di minore o tentato infanticidio, ma- ha concluso Lanari- tutti quelli che conoscendo la sua situazione non l'hanno condotta ad una scelta differente, abbandonandola sola a partorire nel bagno di un fast food hanno piu' colpe di lei".
(Wel/ Dire)