(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 24 apr. - L'Adoc torna a chiedere a gran voce di regolamentare a livello nazionale l'attivita' di tatuaggio, anche alla luce del recente caso che ha visto coinvolta una giovane ragazza, deceduta dopo aver fatto un tatuaggio. Senza inutili allarmismi, l'Associazione per la difesa e orientamento consumatori invita il Governo a prevedere una legislazione nazionale, ad oggi carente, che tuteli sia i professionisti che i clienti.
"Occorre una legislazione nazionale sull'attivita' di tatuaggio, la cui assenza oggi va a discapito sia dei consumatori che dei professionisti- dichiara Lamberto Santini, Presidente dell'Adoc- Attraverso una legislazione nazionale potrebbe anche essere ridefinito l'intervento di vigilanza e controllo da parte delle Istituzioni sanitarie riservato direttamente all'Istituto Superiore della Sanita', in modo da risultare piu' efficiente e operativo. Va prevista anche la creazione di un Albo nazionale di riferimento dei tatuatori, oggi totalmente assente, che garantirebbe maggiori tutele agli stessi operatori del settore e ai clienti. Andrebbe prevista anche un'assicurazione obbligatoria a carico degli esercenti l'attivita' di tatuaggio che copra ogni eventuale danno subito dal cliente durante l'intervento. Crediamo sia opportuno che la nuova normativa debba prevedere, a vantaggio della trasparenza, dell'informazione e della salute dei consumatori e come forma di lotta alla contraffazione, anche l'indicazione completa e in continuo aggiornamento delle sostanze consentite e di quelle ritenute tossiche; un'adeguata e corretta etichettatura dei prodotti utilizzati, che indichi la data di scadenza degli stessi, la composizione e la garanzia di sterilita' del prodotto".
In ultimo, "riteniamo sia opportuno prevedere l'obbligo, in capo al cliente, di effettuare prove allergiche pre-intervento o presso le strutture sanitarie o presso i locali dove si esercita l'attivita', tarate sui componenti dei prodotti che verranno utilizzati, miranti ad escludere l'eventualita' di reazioni allergiche e, in presenza di una risposta positiva ai test, a impossibilitare la realizzazione dell'opera o ad adottare materiali non lesivi della salute del consumatore". Continua la nota: "Negli ultimi 5 anni, di pari passo con il crescente ricorso alla pratica del tatuaggio, del piercing e del trucco permanente, sono raddoppiate anche le reazioni allergiche susseguenti tali interventi. Stimiamo che circa un terzo dei consumatori tatuati abbia sviluppato, nel corso del tempo, reazioni allergiche, siano esse lievi o gravi, localizzate o invasive dell'intero organismo".
(Wel/ Dire)