IL 70% DEI DEGENTI PEGGIORA DURANTE PRIMI 10 GIORNI DI RICOVERO
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 24 apr. - Salute, quando la malnutrizione arriva in corsia. Secondo l'Adi, Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, i pazienti che all'atto dell'ammissione in ospedale presentano condizioni di malnutrizione sono tra il 20 e il 40 per cento e, spesso, le loro condizioni a livello nutrizionale anziche' migliorare peggiorano nei primi giorni di ricovero. Si chiama malnutrizione iatrogena, ma il nome di per se' non aiuta a capire il fenomeno e le sue conseguenze. Eppure la condizione di carenza nutrizionale indotta o perpetuata dalla scarsa attenzione che il personale sanitario ha nelle strutture ospedaliere costituisce un problema di salute pubblica non trascurabile.
Il tema della malnutrizione, intesa come una condizione di alterazione funzionale, strutturale e di sviluppo dell'organismo, conseguente allo squilibrio tra fabbisogni, introiti e utilizzazione dei nutrienti, viene affrontato in occasione di Nutrition and metabolism (Nu.Me), quinto appuntamento internazionale a Terni.
"La malnutrizione- spiega Lucio Lucchin, presidente Adi- e' una condizione presente in una percentuale che varia dal 20-40% dei pazienti alla loro ammissione in ospedale. Purtroppo e' stato dimostrato che circa il 70% dei degenti peggiora il proprio stato nutrizionale durante i primi 10 giorni di ricovero e addirittura che vi e' un mancato riconoscimento della patologia nel 60-70% dei casi. Per quanto riguarda l'Italia, ci ha pensato lo studio osservazionale nazionale Pimai (Project Iatrogenic Malnutrition in Italy), realizzato in diversi ospedali italiani dotati di un Servizio di dietetica e nutrizione clinica, ad evidenziato che all'ingresso in ospedale la percentuale di soggetti malnutriti e' pari al 31% e l'indice di trascuratezza nutrizionale e' elevato".
Gli studi nazionali hanno anche mostrato che il vitto viene considerato fondamentale dal paziente per il miglioramento dello stato di salute e che nell'anziano la malnutrizione e' fortemente correlata all'ambiente in cui vive. I dati epidemiologici infatti dimostrano una prevalenza della malnutrizione proteico-energetica (Pem) che aumenta per gli anziani che vivono nelle lungodegenze rispetto a quanti vivono presso il loro domicilio. "La malnutrizione- sottolinea l'esperto dell'Adi- e' una situazione tale per cui un deficit (malnutrizione per difetto) o un eccesso (malnutrizione per eccesso) di energie, proteine o altri nutrienti, conduce ad effetti indesiderati sulla composizione corporea o sulla funzionalita' di organi e tessuti, tale da determinare una alterazione della qualita' della vita che si puo' tradurre in condizioni di morbilita' e mortalita'. In presenza di uno stato di malnutrizione - continua Lucchin - si puo' andare incontro ad un disagio psicologico, ad alterazioni della funzionalita' di alcuni organi, subentra l'atrofia muscolare, vi e' un ritardo nella cicatrizzazione delle ferite, il sistema immunitario viene gravemente compromesso e ci si predispone alle infezioni".
In questo modo- conclude il presidente Adi- si prolungano i tempi di degenza ospedaliera. La malnutrizione associata alla malattia prolunga infatti la degenza del 30-40% rispetto a quella ordinaria . Di conseguenza, dato economico non trascurabile, si incrementano i costi sia diretti (correlati alla patologia), sia indiretti (in termini sociopsicologici, aumentata vulnerabilita' alla malattia, ricoveri ripetuti, ecc.)".
(Wel/ Dire)